LO JETTATORE

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La vera storia della figura dello jettatore. Sulla scia di Michel Foucault, Sergio Benvenuto, psicanalista e filosofo attualmente ricercatore in Psicologia Sociale al CNR di Roma, compie questa archeologia del tema esilarante e, al tempo stesso, drammatico della jettatura.

L’autore precisa subito che la storia della jettatura è la storia di una città particolare come Napoli, una città piena di contraddizioni. Napoli ha dato i natali ad alcuni dei maggiori filosofi italiani, ha avuto scienziati illustri, insomma, è una città che si è distinta per la razionalità e il disincanto. Al contempo a Napoli, più che in qualsiasi altra città, restano vive le superstizioni più antiche e ingenue. Per l’autore, le due più antiche vocazioni dei napoletani sono da una parte il rigore logico e dall’altra una sontuosa irrazionalità; due tendenze partenopee che, invece di entrare in forte contraddizione, si amalgamano e, molto spesso, si confondono. Il napoletano è campione di disincanto talvolta anche cinico e, al contempo, è superstizioso e vittima di ciò che appare come esoterico e occulto.

Lo jettatore incarna entrambi queste tensioni, che si fondono per ritrovarsi nella stessa persona. Lo jettatore porta il male ma è un brav’uomo, molto spesso un intellettuale illuminista. Benvenuto dimostra che la figura della jettatura deve essere separata da quella pre–moderna del malocchio. La credenza nel malocchio, cioè nello sguardo invidioso che provoca disgrazia a chi viene invidiato, è una delle credenze più antiche e testimonia la potenza del desiderio umano. Invece, lo jettatore non è colui che getta il malocchio, egli è, piuttosto, una persona positiva che, involontariamente, provoca il male di chi gli sta accanto o di chi è sottoposto alla sua attenzione. Lo jettatore è spesso dotato di grande cultura e/o si distingue per le sue capacità; insomma, egli è un soggetto che, grazie alle sue qualità morali o culturali, fa sentire gli altri carenti o colpevoli. Paradossalmente, lo jettatore incarna l’istanza della ragione illuministica che cerca di minare le favole o le false credenze del mondo popolano e incantato, in quanto la Ragione e l’Intelligenza uccidono proprio l’ingenua e felice euforia dell’incredulità. Per Benvenuto, a Napoli, l’incredulità che disincanta ha prodotto un nuovo incanto: l’incredulità disincantata è nociva perché il pessimismo della Ragione nega l’ottimismo della volontà di illudersi.

L’autore, in conclusione, si chiede come sia possibile, in un’epoca scientifica come la nostra, il perpetuarsi della superstizione. Le conclusioni di Benvenuto tendono a individuare la superstizione come il tentativo di sconfessare proprio quello che è il primato del pensiero razionale–scientifico moderno. Esso sarebbe un atto politico di ribellione. Per molti le idee scientifiche, ma anche politiche o religiose, sono come una cappa mentale che cerca di soggiogare. In questo senso, la superstizione è un atto di rivolta contro la così detta Alta Cultura snob. La superstizione è una trasgressione cognitiva, manifestazione dell’insofferenza di tante “brave persone” nei confronti di un potere, sapere o autorità da cui essi stessi sono esclusi. Come si dice, la storia della jettatura è, in fondo, la storia della città di Napoli.

 LO JETTATORE

Autore, Sergio Benvenuto,

Casa editrice, Mimesis collana MINIMA/VOLTI, 2011, Milano – Udine. pp. 48.

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Autore

Rosario Rispoli

Mi sono laureato in Filosofia all’università la Sapienza di Roma, attualmente sono dottorando presso l’università Cà Foscari di Venezia. Oltre che al pensiero di Feuerbach, Marx e della filosofia classica in generale, negli ultimi anni ho seguito con forte interesse il dibattito filosofico contemporaneo. Appassionato di politica e di temi sociali, amo intraprendere lunghe discussioni. Email: ros.rispoli@gmail.com

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