Falce e rastrello: la rivoluzione verde del Guerrilla Gardening

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In Falce e rastrello Federica Seneghini dà voce al movimento del Guerrilla Gardening raccontando storie di resistenza al degrado delle città. Lo scopo è quello di stimolare una presa di coscienza collettiva che conduca a delle vere e proprie rivoluzioni urbane.

  Titolo: Falce e rastrello

  Autore: Federica Seneghini

  Editore: Stampa Alternativa 

  Anno I ed.: 2012

Coltivare piante e rapporti sociali. Investire tempo e attenzioni. Riappropriarsi di spazi comuni.

Sono questi gli ingredienti del Guerrilla Gardening, movimento nato quarant’anni fa negli Usa da un’idea dell’artista Liz Christy che, per prima, decise di trasformare uno spazio abbandonato di New York in un grande giardino. Il movimento si è poi diffuso in tutto il mondo approdando qualche anno fa anche in Italia, dove ha ottenuto visibilità grazie al web e ai media.

Dare voce al movimento è proprio ciò che si propone Federica Seneghini in Falce e rastrello:  qui sono messe nero su bianco esperienze e vicende che si configurano come vere e proprie storie di resistenza al degrado urbano.

Obiettivo: stimolare una presa di coscienza collettiva che porti ogni cittadino a prendersi cura della propria città.

E così scopriamo che a Palermo una piazza utilizzata come discarica è divenuta Piazza Mediterraneo, luogo di incontro di studenti all’uscita da scuola, anziani e comunità di stranieri; o come a Napoli numerosi cittadini abbiano deciso di spezzare il tabù della spazzatura, assumersi la responsabilità dei luoghi in cui vivono e prendersene cura in prima persona; o ancora la vicenda di Taranto, dove da una semplice discussione tra dieci ragazzi innamorati della propria città è nato un vero e proprio movimento che, di aiuola in aiuola e di piazza in piazza, è riuscito nell’intento di pulire e abbellire luoghi fino a quel momento abbandonati a se stessi.

Ma ciò che principalmente emerge dalle esperienze raccontate in Falce e rastrello è come il movimento Guerrilla Gardening non si “limiti” a ridisegnare le città: il più piccolo gesto ha al tempo stesso anche una valenza sociale e un significato politico.

Più volte si sottolinea, infatti, la dimensione aggregativa del verde, e la consapevolezza per chi prende parte a queste iniziative che quel che si semina, oltre ai fiori, sono soprattutto le relazioni.

E poi vi è l’aspetto più prettamente politico, se politico lo intendiamo nel senso originario del prendersi cura della polis: laddove le istituzioni latitano i cittadini non possono, e non devono, rimanere con le mani in mano.

Il messaggio finale è chiaro: raccontare queste esperienze non vuol dire solo dare voce alle numerose azioni di tanti cittadini, ma diventa anche un’esortazione a occuparsi delle città e degli spazi, a prendere in mano la falce e il rastrello e cominciare la propria quotidiana rivoluzione dall’aiuola sotto casa. 

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Redazione

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