FAVOLE AMARE PER UOMINI SOGGIOGATI

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Sempre più assimilato alle macchine e sempre più sottomesso a esse, sempre più conscio del suo potere e per questo sempre più arrogante, tanto da finire incatenato e schiacciato dalle sue stesse convinzioni, l’essere umano che Günther Anders presenta nelle sue favole è un essere umano che della sua onnipotenza ha fatto un giogo dal quale non riesce a liberarsi.

A vent’anni dalla morte del loro autore, le favole raccolte nel volume Lo sguardo dalla torre, per la prima volta tradotto in italiano, esprimono il senso di inadeguatezza dell’uomo davanti a un mondo che lui stesso ha costruito ma che non sa, o non può, più controllare.

Alla sensazione di disagio che scaturisce dalle malinconiche pagine scritte contribuisce una serie di litografie, opera di Andreas Paul Weber.
Le immagini, in morbidi toni di grigio, illustrano un mondo onirico e al contempo realissimo, in cui ridicoli figuri prendono parte allo spettacolo della vita come caratteristi su un palcoscenico ormai fatiscente. Loschi individui pasteggiano gaudenti, mentre la morte atomica cavalca inarrestabile sopra di loro.

I personaggi delle favole di Anders vivono vite in prestito, cercano disperatamente di essere sollevati dalla responsabilità della loro sorte appigliandosi a instabili sostegni da loro stessi costruiti.
Incarichi, ruoli, mestieri, tutto ciò che l’uomo ha creato per orientarsi nella società finisce per essere utilizzato dagli stessi suoi inventori come un paravento dietro cui celare le proprie idee, o di cui servirsi per avere un riparo da reazioni impreviste o fin troppo probabili ad azioni così spesso meschine.
E dietro a tutto ciò, l’incubo del macchinismo, del sapere dell’Uomo che prende il sopravvento sull’Uomo stesso, di una natura con la quale non c’è più alcun contatto “naturale”, ma solo un senso che è contemporaneamente di possesso e di incolmabile distanza; e ancora, la consuetudine del ripetere futili certezze, giunte a essere mere soluzioni prive di fondamento, incontestabili in quanto solo così salvifiche, una consuetudine in cui rifugiarsi per non affrontare quella realtà in cui l’uomo è artefice e carnefice, sempre di se stesso.

Favole amare, dunque, quelle di Anders, nelle quali si rispecchia un’umanità in balìa del suo contesto, sul quale non ha più potere alcuno. Gli uomini cercano nascondigli e protezioni, ma questi sembrano essere proprio la causa dei mali da cui si tenta vanamente di fuggire.

Le assurde divinità andersiane guardano e ignorano l’Uomo, e nell’ignorare danno il più severo e definitivo giudizio.

«Non riesco a ricordare di avere creato un qualche filosofare. O un qualche obbligo a filosofare. Forse che tu stia un po’ esagerando l’importanza della tua attività?»

LO SGUARDO DALLA TORRE. Favole con le illustrazioni di A. Paul Weber.

Autore Günther Anders,
A cura di Devis Colombo,
Prefazione di Goffredo Fofi,
Casa editrice Mimesis Edizioni,
Immagine Fritz Kahn, Der Mensch als Industriepalast (particolare).

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Autore

Roberta Astolfi

Convinta che i linguaggi siano una chiave per la comprensione del mondo, cerco di conciliare l'interesse per per le problematiche politico-sociali dell'attualità con la passione per le creazioni fantastiche. Laureata in Filosofia Politica, con basi di Filosofia del Linguaggio, affronto gli aspetti teorici e pratici di entrambe attraverso un dottorato di ricerca in Filosofia del Diritto.

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