Dominio Pubblico 2016 | Anna Basti | Manfredi Perego

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foto Vincenzo Pioggia

foto Vincenzo Pioggia

 
 
Moto perpetuo_prima deviazione
creazione Anna Basti
e con la collaborazione di Angelo Mai Altrove Occupato, Nuovo Cinema Palazzo, in co-produzione con Nephogram e Electa Creative Arts e grazie alla residenza Culturale Teatro Lea Padovani, Montalto di Castro e a cura di Atcl
 
Horizon
creazione e con Manfredi Perego
 
19 marzo, Teatro Argot Studio, Roma
 
 

Dal 18 al 20 marzo al Teatro Argot Studio è in scena Dominio Pubblico, rassegna di Danza Contemporanea che presenta due spettacoli da 30’ ciascuno all’ interno della stessa serata: Moto Perpetuo_prima deviazione di Anna Basti ed Horizon di Manfredi Perego.

Il primo lavoro è una disturbante e gratificante allucinazione. Un viaggio attraverso creature non definite nello spazio e nel tempo che si avvicinano ed allontanano dal punto di vista dello spettatore come uno zoom, un grandangolo che distorce i contorni e fa trovare il soggetto come “galleggiante” nello spazio scenico. Questo si avvicina ed allontana terribilmente all’occhio del pubblico, facendosi intravedere nel buio della sala.

I mille corpi dell’interprete sono alieni, esapodi, ittici. Figure che ricordano in qualche modo un’evoluzione ed un fermento all’interno di un brodo primordiale molto consapevole. Allo spettatore è data la possibilità di sbirciare all’interno del contenitore della vita, ancor prima di saper camminare, ancor prima di scoprire se si è in grado di muoversi e respirare autonomamente.

manfredi-perego-horizon

Il secondo lavoro sembra quasi il seguito del primo non per similitudini stilistiche o di contenuto ma per lo stato emotivo ed instabile dei due interpreti. La luce si spegne sul brodo primordiale e si riaccende in quello che sembra un utero dove un essere qualunque in un tempo indeterminato ricerca la sua identità corporea.

Dal ventre: una nascita difficoltosa forse non gradita. Il vero impedimento – associato ad una ricerca minuziosa della motorizzazione corporea – non è la vera e propria venuta al mondo, ma la difficoltà di riuscire a trovare una dimensione di movimento e di stabilità nello spazio. Forse è difficile da trovare, tanto da far pensare all’osservatore che per quell’essere potrebbe sarebbe meglio rientrare nell’utero, regredire, tornare a cullarsi nel liquido amniotico.

 

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Autore

Martina Caronna

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