Carlo Bruni | ELSE

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liberamente ispirato all’opera di Arthur Schnitzler La signorina Else

di Nunzia Antonino e Carlo Bruni

impianto scenico e regia Carlo Bruni

con Nunzia Antonino

assistente alla regia Olga Mascolo

ricerca musicale Sergio Antonino

costumi Atelier 1900

direzione tecnica Filippo Losacco

allestimento Sebastiano Cascione, Michelangelo Volpe

struttura Michele Barile

elementi d’arredo MISIA

produzione La luna nel letto/tra il dire e il fare, con il sostegno di Teatro Rossini di Gioia del Colle – sistema Garibaldi – Linea d’Onda – in collaborazione con Fondazione Popolare contro l’usura

23 marzo 2018, Teatro Biblioteca Quarticciolo.

Else, protagonista della novella di Arthur Schnitzler, è una diciannovenne viennese di buona famiglia; una creatura vivace e curiosa, orgogliosa della propria giovinezza e del proprio corpo e tuttavia “incapace di fare nulla”, come molte ragazze borghesi di inizio novecento, cresciuta perciò con l’aspettativa e il destino di dipendere prima dal padre e poi da un futuro marito. Ma un marito non lo avrà perché, mentre si trova in vacanza con la zia a San Martino di Castrozza, la sua giovinezza viene rovinata. Arriva una lettera dalla famiglia rimasta a Vienna: il padre, famoso avvocato, ha il vizio del gioco e rischia ora l’arresto per sottrazione indebita di denaro. Else dovrà chiedere i 30.000 fiorini necessari per riscattarlo (che poi diventano 50.000) ad un ricco amico di famiglia che si trova per caso nello stesso albergo. La lettera si conclude facendo subdolamente appello all’amore che Else deve ai suoi genitori e paventando la possibilità del suicidio del padre qualora venisse arrestato.

Il laido signor von Dorsday, amico del padre di Else, accetta di pagare il debito a condizione che Else gli si mostri totalmente nuda. Inizia così il lungo tormento interiore della ragazza, oscillante tra l’amore per il padre e la ribellione al ricatto, che la porta a delirare presentandosi nuda nella hall dell’albergo, dove tutti grideranno allo scandalo senza curarsi della sua vera sofferenza, e infine a uccidersi bevendo del veleno.

Else appare come una dura critica a una società basata sull’apparenza, dove una facciata rispettabile riveste anime squallide, ma soprattutto una riflessione molto attuale sul tema del denaro. Il denaro si declina nel gioco, vizio del padre e malattia sociale nei nostri attuali tempi di crisi, capace al pari della droga di prevalere sulla dignità della persona e sulla sua empatia nei confronti dei familiari, ma si declina soprattutto nella sua conseguenza più estrema, la mercificazione del corpo e in particolare quello della donna. Così il “no” di Else alla vita può diventare quello di un’eroina ribelle, una sorta di Antigone che rivendica il diritto dei corpi di essere corpi, non oggetti vendibili per scopi politici o economici. Questo il potenziale attuale e universale dell’opera.

La Else di Carlo Bruni si muove, completamente sola, avanti e indietro su una grande tavola apparecchiata solo con dei bicchieri. Bicchieri che rappresentano interlocutori a cui rivolgersi, che bevuti portano a uno stato di sovreccitazione intermittente, che posizionati ormai vuoti in fila l’uno accanto all’altro rappresentano i passi incessanti di Else verso la morte. Gli stessi bicchieri, in fila come soldatini o come spettatori, alla fine del dramma incombono sulla ragazza, nel contesto di una tavola che viene sparecchiata e di un destino implacabile che si svolge.

Nunzia Antonino è un’attrice-ballerina che costruisce la propria interpretazione su alcuni gesti significativi e ripetitivi (bere, volteggiare, strisciare sulla tavola, leggere e posare la lettera della famiglia), come se la protagonista fosse incastrata, fino all’ultimo, in un andirivieni di pensieri ridondanti, accettare o non accettare, bere per non pensare, vivere o morire, e questo finché la tavola non viene sparecchiata e le categorie dell’obbligo, dell’amore e della vita non cadono.

L’allestimento scenico e il testo rimangono i maggiori pregi di uno spettacolo privo di un solido lavoro attoriale, costruito su un ritmo monotono e senza sviluppi significativi. Else non ci appare qui né come un’eroina romantica, né come un’Antigone, né come una figura grottesca e capricciosa, ma solo come una ballerina ingenua che danza tra i drammi dell’ipocrisia borghese, del denaro, dello svilimento della vita umana come danzerebbe all’interno di un ballo, di un amore poco profondo, di un compito leggero.

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