Singolare plurale | Absolutely Live

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 Articolo di Elia Canetti
 
 
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SINGOLARE/PLURALE
#piazzadeisaperi
Direzione artistica Roberta Nicolai
Triangolo Scaleno Teatro
Lettura live del “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare
Drammaturgia Francesca Macrì
Con Lorenzo Acquaviva, Elena Arvigo, Roberto Cockonteeth Corradino, Giandomenico Cupaiuolo, Nicola Danesi De Luca, Roberto Latini, Valentina Picello, Lorenzo Profita, Roberto Rustioni, Federica Santoro, Andrea Trapani
Registrazione e post produzione audio libro a cura di Gianluca Stazi

Al Brancaccino, la piccola sala accanto all’enorme Teatro Brancaccio di Via Merulana, si registra l’audio libro con undici attori professionisti ma si assiste ad una vera jam session teatrale.

Absolutely live, progetto di triangolo scaleno teatro con la direzione artistica della regista Roberta Nicolai, è la lettura dal vivo del Sogno di una notte di mezza estate del più celebre bardo d’Albione. Un eptalogo detta le regole della jam per i signori attori e le signore attrici, che hanno ricevuto il testo solo 48 ore prima dell’andata in scena. Un tempo considerato di prova ma che vietandone la collettivizzazione, suggerisce prove solitarie, intermittenti e a tempo perso (dalla regola numero 2 del citato eptalogo). La drammaturgia adattata per l’occasione da Francesca Macrì, regista e drammaturga della Compagnia Biancofango, è vissuta attraverso le voci e un’accennata mimica da parte degli attori che giocano insieme anche gli spostamenti da, verso e tra i microfoni. Un cast d’eccezione per una serata, forse, irripetibile.

Un “dream team” del teatro di innovazione che ha sul palco i recenti premi UBU Roberto Latini/Puck e Valentina Picello/Elena e altri strepitosi attori, tra cui menzioniamo Giandomenico Cupaiuolo/Lisandro e specialmente la performance di Roberto Corradino per l’interpretazione vocale dell’asino/Bottom. Il testo è scorrevole e moderno, tutti gli attori si passano le battute/note con divertimento e garbo, nessun narcisismo fuori luogo, un’estetica della lettura dal vivo semplice e vivace, a tratti intensa quando il testo richiede dolore e rabbia. Uno spettacolo vibrante, divertente, comico, suadente. Un concerto di voci esperte e affascinanti. Accenni di azioni, pause, sospiri e ritmi improvvisati come se si assistesse ad una impro jazz session newyorchese. Distorsioni, ragli, loop, cadenze dialettali, contro tempi e adrenalina che rallegrano l’umore e rendono l’atmosfera proprio come quella di un music club.

Il teatro in questo modo vive benissimo e forse è arrivato il momento di spodestare i baracconi indecenti pieni di scenografie barocche, musiche inascoltabili, luci fuori luogo, “mosse” inguardabili e voci inaudibili. Magari ce ne fossero di cose così leggere, poetiche e folli, come suggerisce l’ultima regola dell’eptalogo, nel lavoro “umbratile” per eccellenza.

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Redazione

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