San Valentino d'arte: AMORE E PSICHE

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Amore e Psiche
, in marmo bianco monocromatico, rappresenta il dio dell’amore Eros e la sua amata mortale Psiche. Questo incontro d’amore è narrato all’interno dell’opera Le Metamorfosi di Apuleio, a cui A. Canova si ispira. La leggenda narra di un amore intenso ed ostacolato. Psiche, giovane mortale, sembra possa essere talmente bella da venir scambiata per la dea Venere, la quale, per punire la fanciulla della sua bellezza, manda il figlio Eros ad occuparsi di lei. Eros, dio dell’amore, avrebbe dovuto far innamorare Psiche dell’uomo più brutto della terra. Ma dopo averla vista per la prima volta se ne innamora lui stesso. Per salvare entrambi dall’ira di Venere, Eros porta Psiche nel suo palazzo e impone alla bella fanciulla di incontrarsi solo durante la notte; soltanto in questo modo Psiche non può vederlo in volto, la graziosa mortale, infatti, non deve sapere che è il dio dell’Amore a giacere nel letto con lei.

Si sa, la curiosità è donna! Una sera Psiche, non resistendo alla tentazione di guardare il suo amato, accende una lanterna ad olio e lo osserva. Estasiata dalla bellezza del dio, quel momento dura solo un attimo, perché una goccia d’olio cade e sveglia l’irresistibile Eros. Scappato  subito dal letto, Psiche dovrà superare dure prove per meritare nuovamente l’unione col suo amato. La rappresentazione di Canova coglie i due amanti nel momento in cui Eros risveglia Psiche da un sonno profondo, alla fine delle prove che è riuscita a superare.

È un momento idilliaco. Psiche quasi sdraiata, con le sue candide braccia circonda il capo del suo amato e a sua volta Eros con una mano tiene la testa della fanciulla, mentre con l’altro braccio cinge il suo seno. I due amanti si guardano intensamente, l’accenno di sorriso sui loro volti trasmette la delicatezza del momento e al contempo i loro corpi, così vicini e armoniosi, suggeriscono il palesarsi del desiderio che si è impossessato di entrambi, senza consumarli. Le due figure sembrano fondersi in un’unica passione, quell’istante prima di un travolgente incontro racconta tutta la tensione che lega i due amanti. La posa delle due giovani figure lascia trasparire un erotismo carico di energia e allo stesso tempo una sublime discrezione nell’istante subito precedente all’unione. L’armonia di questo amore appare eterna, ma pronta a muoversi da un momento all’altro; le ali spiegate di Eros danno la sensazione di poter prendere il volo all’improvviso, trascinando con sé Psiche in un’avventura senza fine, completamente abbandonata alla leggera e profumata eternità del loro amore.

Il tema dell’amore è da sempre focolaio di attenzione da parte di ogni genere di artista; se ne è parlato in molti modi diversi, si è creato un prototipo di bella donna da amare, che affascina, ammalia e tormenta l’anima dell’uomo, perennemente teso verso l’ardente raggiungimento di lei; basti pensare a Petrarca e alla sua descrizione della donna fine, raffinata ed angelica, o a Huysmans che in Controcorrente racconta come i sensi del re Erode sono risvegliati dall’attraente e corruttrice Salomè. La donna, nell’amore, è desiderio, corruzione, sensualità erotismo, piacere, serenità, a seconda di come penetri nell’animo di colui che ne parla. È curioso che, la maggior parte delle volte, trattandosi di amore la figura dominante nella scena, nel romanzo, nel dipinto, insomma, nell’opera, sia la donna. Non sarà forse che in lei sono deposti gli arcani segreti che rendono l’Amore uno degli abissi più insondabili dell’essere umano?

AMORE E PSICHE

Gruppo scultoreo realizzato da Antonio Canova tra il 1788 e il 1793.

Museo del Louvre, Parigi.

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Autore

Cristiana De Santis

«Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciare dall’inizio. Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare avanti per la propria via. La mia posizione morale è ottima: chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi un santo. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo». Antonio Gramsci, Lettere dal carcere.

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