Intervista a Abiku: la rivoluzione, dentro, nasce un po’ da te

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Nati a Grosseto nell’estate del 2009 hanno all’attivo ben tre EP. TECHNICOLOR è il loro album d’esordio, completamente autoprodotto. Segue una breve intervista realizzata in occasione della data milanese al Circolo Arci Magnolia.

Forte Fanfulla, Roma

22 gennaio 2013

Magnolia, Milano

11 novembre 2012

Partenze, abbandoni, separazioni, depressioni, solitudini, lontananze. I testi autoriali descrivono urgenze e ansie profonde degli Avere Ventanni negli anni zero, senza appoggiarsi a stereotipi linguistici usati spesso e a sproposito.

Giacomo (voce e chitarra), Virna (voce e basso, suona seduta sul palco come se fosse nella sua cameretta post adolescenziale), Edoardo (tastiere) e Stefano (batteria), scrivono canzoni di qualità e in italiano. Technicolor è il loro primo long playing. Liriche dolci di stampo shoegaze e sgroppate dream, piacevoli derive psichedeliche e parentesi progressive, che ben s’inseriscono nel flusso solidamente pop del loro sound, così come il raro uso dell’idioma anglosassone.

Segnaliamo Parsec e Doppio sogno tra i nuovi brani che figureranno nella track del loro prossimo disco, attualmente (è un’anteprima!) in fase di lavorazione.
Edizione analogica del packaging: un piccolo e nero “vinile” con tanto di solchi incisi. I crediti sul campo rosso del tondo centrale. Amarcord

Cos’è per voi contemporaneo?

Secondo la nostra visione delle cose, da gruppo pop, contemporaneo (artisticamente parlando) è qualcosa che riesce a catalizzare l’attenzione delle persone parlando loro con i codici (non per forza verbali) e gli argomenti del presente. Questo non significa emulare il linguaggio dei giovani o parlare di Facebook e iPhone, significa piuttosto indagare e descrivere (o per lo meno provarci) le urgenze e le ansie profonde della nostra generazione.

Come definiresti il vostro comporre musica e scrivere testi?

Definirei il nostro modo di scrivere come molto naturale. Nel comporre Technicolor il nostro modo di lavorare è stato sempre più o meno questo: io ho scritto i bozzetti delle canzoni (struttura chitarra acustica e voce più testo) e poi, in sala, abbiamo sviluppato gli arrangiamenti tutti insieme. Ora che stiamo lavorando sul prossimo disco, anche gli altri stanno cominciando a comporre da zero strutture sulle quali sviluppare canzoni mentre io continuo ad occuparmi dei testi.

Quali sono le vostre influenze?

Le nostre influenze sono piuttosto varie. Si va dal cantautorato classico straniero e italiano (Neil Young, Bruce Springsteen, Francesco De Gregori, Lucio Battisti…) alla New Wave (New Order, Cure, Smiths…), amiamo lo Shoegaze (Slowdive e My Bloody Valentine come anche incarnazioni più moderne tipo Deerhunter e Radio Dept.) e la psichedelia classica (Beatles, Pink Floyd, Velvet Underground…).

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Redazione

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