CityFest | Incontro Nicolas Winding Refn

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Nicolas Winding Refn

Incontro con Nicolas Winding Refn

@ CityFest

Maxxi, 26 giugno 2015, ore 21

Ad un anno e mezzo dallo scoppiettante duetto tenutosi alla Casa del Cinema con l’eclettico cineasta Alejandro Jodorowsky, il danese Nicolas Winding Refn torna a deliziare il pubblico aprendo la rassegna Masterclass realizzata in occasione delle attività di CityFest – contenitore di eventi speciali, intrattenimento e formazione che Fondazione Cinema per Roma realizzerà lungo tutto l’anno – presso il MAXXI. L’incontro, moderato da Mario Sesti, è preceduto dalla proiezione del documentario My life directed by Nicolas Winding Refn, girato dalla coniuge del regista stesso, Liv Corfixen, durante le riprese della pellicola Only God Forgives.

Il ghiaccio viene immediatamente sciolto da Refn stesso confidandoci la sua paranoia per le conferenze e gli incontri dalle sale vuote, trauma dovuto ad un Festival di Venezia di ben dieci anni prima a cui partecipò con l’attore compatriota Mads Mikkelsen (il nuovo volto di Hannibal Lecter della serie firmata NBC) e che li vide protagonisti non solo di una proiezione deserta programmata per mezzanotte, ma anche di una conferenza stampa totalmente priva di giornalisti. My life directed by Nicolas Winding Refn è il percorso e la riflessione di un artista che adopera personaggi violenti, sconvolgenti e al di fuori degli schemi, esorcizzando le proprie paure e insicurezze. Intimamente, e con un leggero pizzico di sadismo, ci si immerge in un viaggio ricco di sofferenza e fragilità, costellato di scelte difficili e di insicurezza. Sullo schermo compare un uomo come tanti; una persona che ancora combatte per i suoi sogni, schiacciati da quell’enorme mostro chiamato successo, un padre ed un marito a volte troppo preso dai propri demoni per rendersi conto di ciò che lo circonda, costretto a fare delle scelte anche per gli altri. Una totale catarsi che si manifesta negli sguardi spenti e nei silenzi dilatati del regista danese.

Il documentario mostra il rapporto tra due persone ed il bisogno di essere sorretti da qualcuno che si ama nei momenti più difficili. Qualcuno disposto a seguirci, spronarci e fare da specchio nei confronti della realtà, anche quando questa è troppo cruda. In questo senso il documentario è anche la pura testimonianza di quanto grandi siano le donne “nascoste” dietro a dei grandi uomini. E su questa visione si apre anche l’intervista/conversazione con Mario Sesti, che prosegue poi sul rapporto di Refn con la creatività, il suo modo di lavorare ed il suo mondo, ove violenza e femminilità sembrano essere la faccia della stessa medaglia.

Cosa hai pensato dopo aver visto il documentario?

N.W.R.: No, non l’ho visto. È come quando ti spogli e ti rendi conto di non essere per nulla sexy. E poi comunque cosa avrei potuto mai dire? “Si, no… non mi è piaciuto”. È quello che voleva fare mia moglie e l’ha fatto come voleva. In realtà questo non è un film su di me. È un film su mia moglie e su come vive con me. Tra l’altro devo dire che noi stiamo insieme da 20 anni e lei è l’unica donna che io abbia mai conosciuto. Credevo che in realtà volesse uccidermi, ed invece ha pensato bene di fare un film sulla sua sofferenza.

È vero tuttavia che il film mostra il tuo lato più inerme, che qualcuno conosce molto bene perché come hai detto «prima» quello che ti è successo su questo film ti è successo in tutti i film. Qual è il tuo rapporto col lavoro? Qual è  il momento di maggiore estasi, pienezza, felicità?

N.W.R.: Fare un film come qualsiasi altro atto creativo, come può essere la scrittura, la pittura, ha un elemento di seduzione potente. Qualunque atto di creatività è sessualizzato, perché quando riesce, cazzo se riesce. E se invece non funziona, se senti che non è quello che volevi fare, è come se finisse il modo in quel momento. È un’esperienza totalmente bipolare: momenti di esaltazione e momenti in cui ti senti a pezzi. È questa la creatività, ed il risultato è ciò che tu scegli di divenire.
Ciò che amo di più è l’idea. Il processo creativo che riesce a portarmi a realizzare ciò che desidero. Tra l’altro io giro in ordine cronologico, quindi il film si evolve man mano che viene girato, il ché significa che è possibile fare delle trasformazioni.
Lo stress è tanto. Tutta la parte della creazione è ciò che amo di più. La mancanza di tempo è ciò con cui devo combattere ogni volta. A me preme avere il controllo creativo sul mio lavoro, il che vuol dire che devo trovare delle soluzioni poco costose e con poco tempo. Da una parte ciò è vantaggioso perché ti permette di rimanere sempre sul pezzo, avere una visione chiara, ma al tempo stesso è limitativo. E quindi passo nel giro di cinque minuti da un momento di esaltazione alla depressione totale. Tutto questo però non posso rivelarlo a nessuno perché come regista devo dare prova di forza e non mostrare la mia debolezza, perché in fondo fare un film ha un che di militare. Tutto dipende dai risultati, dalla capacità di raggiungerli.

Il modo in cui descrivi il rapporto con il tuo lavoro è dovuto a qualcosa di fisico. Ricordo che hai detto la stessa cosa del tuo rapporto con il pubblico. Quello che tu vuoi fare sono dei film che in qualche modo riescono a coinvolgere, toccare, sconvolgere. Questa fisicità è effettivamente qualcosa che ricerchi quando scrivi, quando ricerchi il soggetto o che viene fuori solo quando giri?

N.W.R.: Io faccio solo film che vorrei vedere io. La mia vita è divisa da due momenti caratterizzanti: nel primo ho cercato di immaginare cosa potesse arricchire un grande cinema, ed il risultato è stato poco interessante; dopodiché ho iniziato a fare quei tipi di film che sarebbe piaciuto vedere a me e questo è stato molto più divertente e gratificante. In fondo l’arte è quel qualcosa che ti penetra la mente, ti ispira, ed io sono stato ispirato dall’arte nelle sue varie forme. Diventa fisicamente parte di te. L’atto di creatività è una forma di violenza. Io so per esperienza personale che questa forma di violenza può essere dolorosa, ma al tempo stesso divertente ed interessante. L’arte viaggia con te. E trasforma la tua vita, cambia il tuo modo di pensare. La creatività è un po’ come l’amore in questo senso, come intensità e violenza.

Violenza. Un po’ come succede nel grande cinema americano, che tu hai detto più volte di amare. La forza nel tuo linguaggio, nel tuo stile è quella di trasformare lo spettacolo delle violenze in una forma estetica. Se è vero che la violenza è col cinema un modo per esprimere energia, libertà, rabbia indignazione, c’è qualcosa che sembra completamente diverso da te, che tu riesci ad esprimere attraverso il cinema?

N.W.R.: Mi sono reso conto di avere molti problemi “mentali”, ma con la creatività ho trovato un modo per liberarmi un po’. La creatività è un atto purificate, una specie di terapia. Io tra l’altro sono andato in terapia e non ha funzionato. L’arte è una specie di esorcismo che riesce a liberarti da questa forza oscura che prima o poi tornerà. La creatività non è sinonimo di successo. Il successo è un’altra cosa. La creatività comporta un meccanismo ben diverso. Basta vedere la creatività nei bambini, rispetto agli adulti. Il significato è diverso. Io ho iniziato a fare film per me, per il mio ego e la mia vanità. Ho iniziato che avevo poco più di vent’anni e volevo solo la fama. Volevo diventare leggendario. Stupido ovviamente. Fare film per la propria vanità ed ego non funziona. L’esperienza non è stata neanche gradevole, perché contavano per me sempre le opinioni degli altri. Per cui, dopo aver bruciato soldi e fantasia, ho deciso di fare altre cose. Sono andato in Gran Bretagna dove ho fatti altri film, ed ho detto “va bene, non diventerò il più grande, famoso, popolare, però se riesco a fare film come voglio io, quelli che piacciono a me, allora posso essere davvero il massimo”. E questo ha significato far film per la gioia stessa di farli.

Only God Forgives è un film dove forse per la prima volta compare una protagonista che ha un peso notevole, anche se poi il suo destino sembrerebbe un po’ troppo controverso. A Cannes dicesti che era un modo per esorcizzare un’eccessiva presenza femminile nella tua vita. Nel senso che hai avuto una madre, delle sorelle, delle figlie e che quindi era un modo tuo di liberarti di questo dominio della presenza femminile?

N.W.R.: Io sono un cocco di mamma. Ho un complesso Edipico ed amo le donne. La figura femminile. Sono fortunato ad essere circondato da donne, mia moglie, le figlie e dalla figura materna che amo molto. Gli uomini non mi piacciono granché. Secondo me il mondo perfetto sarebbe quello popolato da sole donne, senza uomini. Infatti non è che passi il mio tempo con gli uomini, ed è per questo che io e Ryan Gosling abbiamo un rapporto così straordinario, perché entrambi amiamo le donne. Invece, Mads Mikkelsen è proprio uomo uomo che va a vedere gli spogliarelli, beve birra, fuma sigarette, fa sport e Tom Hardy è uno che se ne frega. Tutto sommato, se ci pensi, anche l’arte ha del femminile. Ha un meccanismo femminile. A me piace proprio questo aspetto. Addirittura arrivare ad un omoeroticità che poi si trasforma in eterosessualità. Per me essere circondato da donne è importantissimo, fa parte delle gioie della vita. Tra l’altro faccio anche, secondo me, dei film femminili, proprio per quell’elemento di violenza che li contraddistingue, proprio perché la violenza è prettamente femminile ma potenzia la lenza maschile. Sono interessanti i contrasti.

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Autore

Gabriella Giliberti

Pugliese di nascita, romana di adozione, sogna di trasferirsi a Parigi per l'eternità. Aspirante sceneggiatrice e scrittrice. Cinefila e bookaholic incallita. Ossessionata dalla serie tv, spera di scriverne una. Vive con la penna in mano, un libro nel cassetto ed il gatto sotto al letto. Laureata alla Sapienza in Arti e Scienze dello Spettacolo, ha poi conseguito due certificazioni di Alta Formazione in Sceneggiatura, di cui una alla Roma Film Academy (ex NUCT, Cinecittà), dove ha concluso uno stage come sceneggiatrice. Scrive come autore e critico cinematografico per Lega Nerd e collabora con Cinematographe.it. Ha collaborato come redattore di cinema e serie tv con Vertigo24.

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