Simone Weil | concerto poetico

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 Simone Weil
Testi ed elaborazione poetica Ilaria Drago
Musiche originali e sonorizzazioni Marco Guidi
Con Ilaria Drago (voce e live eletronics)
Casa delle Culture, Roma 24-26 aprile 2015

La retrospettiva di tre giorni dedicata al lavoro di Ilaria Drago si è aperta il 24 aprile con Simone Weil – Concerto poetico. Quest’opera è il primo atto di una ricerca che da diversi anni si chiede: dove s’incontra la verità dei gesti nella scrittura scenica del corpo? Com’è possibile mettere in scena una poesia da ascoltare? Maddalena e Antigone sono altri esempi delle figure indagate da Ilaria Drago. Un’indagine che va anche verso la scrittura poetica personale con la presentazione del libro L’inquietudine della bestia, (Nemapress 2013), ultimo atto della rassegna sul lavoro della drammaturga, attrice, regista e poeta per cui “tutta l’esperienza scenica è un atto poetico”.

Nel buio si sente solo la voce di Simone Weil. 

Simone: Ventiquattro agosto 1943. Spazio settantanove del cimitero del sanatorio di Grosvenor. Mi seppelliscono con la povera gente, vicino al bosco. Un gran bel posto.

Dio mi cerca.

Lentamente appare la sua figura in controluce, in piedi, i movimenti sono molto lenti, quasi il corpo non avesse peso. Simone è tutte le voci eccetto quella del coroner e della dottoressa che sono registrate. Una musica s’intreccia alle parole. 

André Trollesse…trollesse…trollesse!

Simone Bisogna ritrovare il patto originario tra lo spirito e il mondo nella civiltà stessa in cui viviamo. Je suis philosophe, l’humanité m’intéresse! Perché si è infiltrata l’incoscienza nel pensiero e nell’azione?

Coroner La défunte Weil Adolphine Simone, d’origine juive, née à Paris le trois février mille neuf-cents neuf, s’est suicidée en refusant de s’alimenter dans un état de confusion mentale grave. 

Tra queste voci si distingue l’eco del fratello di Weil, André Weil, longevo matematico. Gli studi dei bourbachisti, gruppo parigino formatosi attorno al personaggio immaginario di Nicolas Bourbachi, avranno gran peso per lo sviluppo del pensiero della Weil, che negli anni ‘20 rifletteva sui concetti d’infinito e di limite, prima che in lei s’infiltrasse il dubbio dell’“incoscienza nel pensiero e nell’azione”.

Il lavoro di Ilaria Drago si concentra in effetti sui testi nati dagli anni più duri di Simone Weil, quando il suo pensiero scaturiva dalle esperienze del lavoro in fabbrica e della guerra di Spagna dalla parte degli anarco-sindacalisti europei; quando Simone con sempre più forza trovava le maglie della Verità nelle azioni, a partire dal logorio del corpo che si consuma nella violenza del conflitto politico.

Nato da una collaborazione con Ombretta De Biase riguardo alla drammaturgia, questo concerto poetico mette in scena testi degli anni ’33-’43. I testi dell’Attesa di Dio sono restituiti in una lettera di commiato dal mondo rivolta a Padre Perrin, uno tra i pochi interlocutori spirituali in seno alla Chiesa di cui Weil non fece mai parte. La chiesa per lei era “una cosa sociale”, e come tale, essa garantiva continuità alla violenza riproducendo all’infinto le stesse condizioni di povertà materiale e vuoto del pensiero attraverso la sua pretesa d’incarnare il potere di Dio. “Questa è una lettera che si ascolta”, non si legge. E la lettura procede seguendo una partitura scenica in cui voce, luci e musiche hanno lo stesso peso.

 “In scena c’è uno scrittoio, uno scrittoio elettronico, ci sono mix, loop che interagiscono con le basi pre-registrate di Marco Guidi, che ha curato anche tutte le ambientazioni. È stato un lavoro, una ricerca che abbiamo fatto insieme” – spiega Ilaria Drago in un’intervista di qualche giorno fa a Davide Monastra. Il concerto poetico è in senso stretto una performance musicale dal vivo, live eletronics dove elaborazioni vocali eseguite dal vivo e improvvisate interagiscono con gli ambienti preregistrati. Questi disegnano uno spazio d’interazione con lo spettatore, perché suoni da catena di montaggio, canti di guerra e di bambini, sono un varco che permette al pubblico di situare la meditazione di Weil in un contesto preciso e riconoscibile anche oggi. In questo modo, è restituita l’estrema complessità con cui Weil ha vissuto e voluto incarnare fino alle estreme conseguenze il senso di giustizia che divorava il suo spirito.

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Autore

Mariaenrica Giannuzzi

Mariaenrica Giannuzzi (1989) è nata in Puglia e vive a Roma. Laureata in filosofia alla Sapienza sull’idea di storia naturale nella poesia di Paul Celan, la sua ricerca comprende l’uso politico delle scienze, le teorie della biodiveristà e il pensiero femminista (Iaph – Italia). Ama viaggiare per le isole, camminare nei boschi e arrampicarsi.

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