ROSSO DRAGO E ROSSO COME IL TRICOLORE

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È sempre bello andare al Teatro Furio Camillo perché, non appena si sale il gradino d’ingresso, si entra in una dimensione non solo calda, in cui ci si può scrollare di dosso il freddo ormai giunto in città, ma anche e soprattutto in una dimensione che rincuora e accoglie, con novità, curiosità ed informazioni. In questo momento le pareti del foyer sono tappezzate di dipinti urban di Alvaromilt, in mostra fino al 5 dicembre e, oltre all’espositore di libri all’avanguardia, c’è una postazione con tanto di Mac dedicata al progetto IALS DanzaInVideo, con un archivio di oltre 250 filmati sulla danza italiana dal 1900 ad oggi, accessibile gratuitamente. Insomma, non c’è da annoiarsi in attesa dell’entrata in sala; anzi, arrivare un po’ prima è consigliato.

La serata è composta da due pezzi: il primo, Bolero del drago rosso; il secondo, Fratelli d’Italia!, con una pausa di dieci minuti tra uno e l’altro.

BOLERO DEL DRAGO ROSSO

La performance inizia al buio, con un’unica luce che illumina un’arpa cinese, chiamata guzheng, in posizione orizzontale, pizzicata con le dita e accarezzata con arco, plettri e piccole bacchette da Marco Schiavoni. I suoni ci catapultano in un mondo lontano, sia nel tempo che nello spazio. Sulle note che questo strumento d’altri tempi propaga fa la sua entrata Caterina Genta, avvolta interamente da una stoffa impreziosita da decorazioni cinesi. Per ventuno minuti le videoproiezioni cambieranno colore alla stoffa e per ventuno minuti il corpo della Genta interagirà con le proiezioni, regalando plurime e opposte sensazioni. Per un momento sembra quasi che le fiamme del fuoco stiano bruciando il panno rosso in cui la Genta è avvolta; un momento dopo, ella se ne sveste  piano piano e presta la sua sensuale schiena nuda a giochi visivi che lasciano libero sfogo alla fantasia. La sua ombra, diverse volte più grande di lei, è proiettata sul muro di destra, nudo e vero, come testimoniano le tubature della sala del teatro, e riproduce un’altra prospettiva della stessa atmosfera, con le stesse videoproiezioni frontali al pubblico.                                                       È ipnotizzante l’utilizzo sincretico dei diversi linguaggi espressivi, del loro dialogo, della loro interazione. Le immagini delle videoproiezioni astratte e non, le luci che delicatamente delineano alla perfezione la situazione, la musica campionata insieme a quella dello guzheng, il corpo e i movimenti buto della danzatrice donano autenticità espressiva al pezzo, che è intenso e profondo.

La performance è circolare e si snoda lentamente, ma con quel tipo di lentezza che non vorresti finisse mai; e quando piano piano la figura della Genta si riavvolge con la lunga stoffa e la musica torna lentamente ai suoni essenziali dell’inizio, quasi dispiace di essere in procinto di svegliarsi.

BOLERO DEL DRAGO ROSSO – Balletto di Spoleto

Danza Caterina Genta                                                                                                                                   

Guzheng (arpa cinese) e video Marco Schiavoni

FRATELLI D’ITALIA!   

Verde, bianco, rosso. Verde, bianco, rosso come le luci durante tutto lo spettacolo. Verde, bianco, rosso come i costumi dei nove danzatori. Verde, bianco, rosso come la bandiera dell’Italia.

 “Siamo fratelli o fratellastri, in quest’Italia dove le cose vanno avanti solo a favore e in difesa dei furbi, dei prepotenti, degli ipocriti?” Chiede retoricamente la voce del coreografo Dino Verga dal fondo del palco.

La piega che egli ha voluto dare all’argomento esemplifica il pensiero che la maggior parte degli italiani – ma anche il resto del mondo – ha in questo momento storico circa l’Italia stessa. È una critica tagliente e, ahimè, tremendamente veritiera. D’altronde, in una terra dove gli onesti e gli intelligenti fanno la fine del topo e sono vittime dei giochi di potere del mondo politico, non ci resta che piangere. Passano in rassegna, amplificati dai quattro microfoni sul palcoscenico, le critiche ai governi e alla politica che hanno portato ad un livello di massificazione bassissimo il gusto e la cultura, declassata al punto da non essere più il cavallo di battaglia dell’Italia, “luogo dove è nata prima la cultura e poi il Paese” (Claudio Benigni). Il pezzo è carico di amarezza verso l’Italia, e più si va avanti con la lettura di citazioni, aforismi e frasi di personaggi rinomati – italiani e non –  più l’atmosfera si fa pesante. Pezzi apparentemente frivoli, come quello delle tre soubrettes che cantano Marameo perché sei morto, insinuano nello spettatore sentimenti opposti, quali l’allegria e l’amarezza, la risata e la vergogna.

È molto facile criticare l’Italia in questo momento – sarebbe strano non farlo –  e in scena tale malessere è rappresentato in maniera forte e duro. Tuttavia, in questo caso, non si tratta della critica fine a se stessa, bensì di quella che vuole scuotere, cambiare qualcosa, esortare a riflettere e ad agire, e che si conclude con un messaggio finale di incoraggiamento: uniti si può andare avanti. Non a caso quest’anno si celebrano il 150 anni dell’unità d’Italia.

Lo stile astratto della coreografia, ma anche la stessa tecnica Cunningham, rende, paradossalmente, in maniera molto efficace, un problema così reale e concreto come quello dell’Italia di oggi.

 A livello coreografico si nota il tocco di un’altra mano, quella del giovane talentuoso Luca Della Corte. L’Inno di Mameli, Va’ pensiero, O sole mio sono solo alcune delle basi musicali con le quali l’abile e poliedrico Marco Schiavoni ha accompagnato i danzatori dalla tecnica impeccabile. Nei pezzi di gruppo non c’è nessuna presenza che sovrasta le altre -è un gruppo coeso- ma, se ci si sofferma a guardare un danzatore alla volta, si viene risucchiati dal loro vortice energetico.

È un lavoro come questo che ci deve confortare, incoraggiare e rendere fieri di essere, appunto, fratelli d’Italia.

FRATELLI D’ITALIA! – Aton Dino Verga Danza

Coreografie Dino Verga, Luca Russo, Luca Della Corte

Musica originale live Marco Schiavoni

Interpreti Stefania Brugnolini, Veronica Cionni, Luca Della Corte, Valeria Gargaro, Anna Marinelli, Emanuela Mondiello, Antonella Pugliese, Luca Russo, Dino Verga

Realizzazione luci Riccardo Frezza

Organizzazione Daniela Colasanti

 

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Autore

Audrey Quinto

Mi diletto a tradurre in parole quello che trovo emozionante quando assisto ad uno spettacolo di danza

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