RomaFF10 | T. Haynes | Carol

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Carol Carol, di Todd Haynes, UK, USA 2015, 118’
 
ProdottoNumber 9 Films, Film4 Productions, Killer Films
 
DistribuitoLucky Red
@ alla Decima Festa del Cinema di Roma 
 

Presentato in concorso al 68° Festival del Cinema di Cannes con Rooney Mara vincitrice del premio come miglior attrice non protagonista, Carol è il nuovo film del regista americano Todd Haynes, tratto dall’omonimo libro del 1952 di Patricia Highsmith, e con Cate Blanchett.

«Carol è una storia d’amore eterna che prescinde dall’orientamento sessuale delle protagoniste. È questo che mi ha attratto del libro» T. Haynes

Realizzato in soli 45 giorni, con un budget ridotto all’osso, Carol è la commovente storia d’amore di due donne, appartenenti a due mondi e stili di vita differenti e destinate a incrociarsi per sconvolgersi.

L’imprevedibile incontro tra Carol (Cate Blanchett) e Therese (Rooney Mara) è il loro punto di partenza per l’inizio di un percorso fatto di gioia, felicità, paura, dolore e coraggio. Carol non è solo una storia d’amore universale, ma è anche la storia di due donne coraggiose e forti. Todd Haynes mostra il suo amore verso l’universo femminile e lo fa dipingendo, con fare elegante, Therese e Carol come due Veneri di bellezza e intelligenza messe a dura prova dalla vita e dalle scelte.

Il lungo percorso di Therese e Carol le porterà a scontrarsi con un’amara realtà e con un cambiamento radicale della loro vita, ormai osservata con occhi differenti. La crescita di una è il fermarsi dell’altra, le scelte dell’altra sono i rimpianti di una. Arrivato alla sua quinta pellicola, Haynes firma il suo primo lavoro adattato. La sceneggiatura, scritta da Phyllis Nagy, pur mantenendo intatto lo stile e la trama del libro, apporta piccole modifiche che danno un respiro più ampio alla storia, dando così la possibilità al regista di farsi riconoscere sia per stile sia per estetica. Un film di pochissime parole, fatto di sguardi e volti. Lunghi silenzi e riflessioni dolorose sulla vita, sulle scelte di un’esistenza sbagliata e sull’amore.

Al terzo lavoro con Sandy Powel, costumista dei precedenti Velvet Goldmine e Far from Heaven, Todd Haynes lavora sul personaggio di Carol creando una sorta di contenitore perfetto in cui la repressione del personaggio potesse esplodere – ed essere in questo modo più incisiva – in un singolo dettaglio, come un colore accesso nello scuro o la sciarpa della protagonista stessa.

La fotografia mostra, il più delle volte, i personaggi filtrati da finestre, specchi e obbiettivi, sottolineando in particolar modo l’importanza del punto di vista di chi sta guardando e di quanto quello sguardo, alla fine del film, cambierà. Todd Haynes fa un film di soggettive, di campo e contro campo, incastrandosi perfettamente con i cambiamenti della sceneggiatura e la scelta di tramutare – dal libro al film – la professione di Therese da scenografa a fotografa, dando al personaggio uno stacco ancora maggiore dalla realtà e dalla società. Sarà proprio Carol il primo soggetto umano di Therese, e sarà sempre attraverso Carol che lo sguardo di Therese nei confronti dei volti umani cambierà totalmente.

Carol

Cate Blanchett e Rooney Mara si mostrano essere due attrici eccezionali, perfette nei ruoli da loro investiti. Todd Haynes afferma: «Non so chi ha avuto il compito più difficile. Entrambe hanno dovuto combattere con i problemi dei loro personaggi. Il libro è divenuto fondamentale per le attrici. Una fonte di ispirazione e una mappa del personaggio».

La bravura della Blanchett non è una novità. La vera rivelazione risulta essere Rooney Mara con una recitazione imperniata su una discrezione piacevolmente naturale. Intima ed elegante in ogni suo gesto e nelle sue parole, il personaggio di Therese è estremamente sensibile nella comprensione della propria omosessualità e della relazione con Carol.

Tuttavia qualcosa in Carol non convince del tutto. Lo stile troppo raffinato usato da Haynes gioca un brutto scherzo nei confronti dell’intensità. Un film retto magistralmente dai silenzi, ma che si muove talmente tanto in sospensione da concludersi davvero con un “non so” che in sospeso. La sensazione che più si percepisce è la mancanza. Mancanza di qualcosa di veramente concreto da lasciare allo spettatore. Un vuoto un po’ fastidioso legato quasi all’insoddisfazione per il quadro generale. Scorriamo lungo le immagini dei ricordi delle donne con la perenne sensazione che qualcosa non venga mai detto del tutto. Lo spettatore è portato sempre sull’orlo di una determinata suspense emotiva, legata ai primi tumulti del primo amore, quello adolescenziale, che sa ancora di innocenza e ingenuità appesantito, però, dalla paura del dolore e di sbagliare.

Carol è un film che eccelle nella maggior parte delle sue caratteristiche. La pellicola probabilmente più autoriale di Todd Haynes pecca però nelle sue motivazioni, risultando poco convincente sul finale e incapace di trasmettere totalmente l’anima e il cuore della storia.

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Autore

Gabriella Giliberti

Pugliese di nascita, romana di adozione, sogna di trasferirsi a Parigi per l'eternità. Aspirante sceneggiatrice e scrittrice. Cinefila e bookaholic incallita. Ossessionata dalla serie tv, spera di scriverne una. Vive con la penna in mano, un libro nel cassetto ed il gatto sotto al letto. Laureata alla Sapienza in Arti e Scienze dello Spettacolo, ha poi conseguito due certificazioni di Alta Formazione in Sceneggiatura, di cui una alla Roma Film Academy (ex NUCT, Cinecittà), dove ha concluso uno stage come sceneggiatrice. Scrive come autore e critico cinematografico per Lega Nerd e collabora con Cinematographe.it. Ha collaborato come redattore di cinema e serie tv con Vertigo24.

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