Romaeuropa 2013: Emanuel Gat, The Goldlandbergs

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Il 25 e il 26 Settembre il coreografo israeliano Emanuel Gat ha inaugurato all’Auditorium Conciliazione di Roma uno dei Festival italiani più importanti il RomaEuropa Festival. Giunto alla ventottesima edizione il Festival presenta come di consueto anche per quest’anno una ricchissima programmazione che comprende il meglio della scena artistica contemporanea mondiale.

The Goldlandbergs

Coreografia Emanuel Gat creata in collaborazione con ed eseguita da Hervé Chaussard, Aurore Di Bianco, Michael Löhr, Pansun Kim, Philippe Mesia, Geneviève Osborne, François Przybylski, Milena Twiehaus
Sottofondo sonoro “The Quiet in The Land”
Scritto e realizzato da Glenn Gould
Musiche Johann Sebastian Bach, Goldberg variations
Piano Glenn Gould
Scene e disegno luci creato in collaborazione con Samson Millcent
Produzione Emanuel Gat Dance
Coproduzione Festival Montpellier Danse 2013, Théâtre de la Ville – Paris, deSingel – International Art Campus – Anvers, Lincoln Center Festival 2014 – New York, CCN Roubaix Nord-Pas de Calais Carolyn Carlson
Con il supporto di Conseil Général des Bouches du Rhône
Foto © Emanuel Gat

Val al sito di Emanuel Gat

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Ad aprire le danze dunque una performance del coreografo Gat, classe 1969 israeliano di origini, ma francese d’adozione che ha saputo ritagliarsi in questi ultimi anni un posto sempre più importante nel panorama della danza europeo. The Goldlanbergs nasce dall’incontro e dalla passione che lo lega ad un musicista classico, uno dei pianisti più importanti del secolo scorso, Glenn Gould, noto ai più per le sue registrazioni di Bach. La colonna sonora utilizzata per lo spettacolo infatti prevede, oltre ad alcuni estratti delle “Variazioni Goldberg” di Bach suonate dal pianista, anche e soprattutto il documentario sonoro che Gould aveva realizzato nel 1977 The Quiet In The Land in cui un intreccio di suoni ambientali, musiche ed interviste si uniscono fino a creare un vero e proprio poema sonoro.

Un ardua impresa dunque sta alla base del lavoro di Gat, partire dall’esperimento estremo di un musicista e creare delle partiture coreografiche adattabili a tale contesto. Il materiale umano a disposizione del coreografo è di immensa qualità, gli otto danzatori, tre donne e cinque uomini, sul palcoscenico danno sfoggio dei loro fisici statuari e tecnicamente perfetti nei loro completini intimi minimali. Anche la scena è spoglia, un ampio rettangolo di linoleum bianco copre quasi per intero il palco dell’Auditorium. Niente quinte, niente oggetti scenici, ma un disegno luci che crea architetture sceniche volatili. Nella stessa direzione del minimalismo estremo ritroviamo anche il gesto. Essenziale, superficiale, quasi vuoto.

La ricerca coreografica si basa, con non troppo stupore, sull’indagare la complessa natura delle relazioni umani, le passioni che regolano gli incontri tra gli individui. Tema abusato e decadente, trattato per l’occasione in maniera fredda, tecnica e calcolata. I danzatori si muovevano sulla scena aggregandosi e distribuendosi in maniera gaussiana, inseguendosi e danzando senza mai raggiungere un’intensità particolare. Ogni interazione e ogni danza era minuziosa e spietata, senza errori, sembravano gli ingranaggi di una macchina perfetta. Una macchina gelida e distaccata. Un modo di trattare l’argomento opinabile, che non ha certo facilitato gli entusiasmi.

Le luci erano particolarmente accattivanti e cattive. Illuminavano tante volte persone ferme che guardavano e lasciavano al buio chi si muoveva, costringendo anche lo spettatore ad uno sforzo ulteriore, come se stesse guardando una scena proibita o troppo intima.

Uno spettacolo che per scelta non voleva dire niente, confezionato nel miglior modo possibile, quasi borghese, eccessivamente lungo ma sicuramente esteticamente lineare. Non si hanno dubbi sulla logicità intrinseca che era alla base della costruzione del pezzo, ma si hanno forti dubbi sull’emozionalità.

Il festival continua fino a fine Novembre con importantissimi nomi da non perdere della scena artistica italiana e mondiale. L’occasione è ghiotta e da non farsela sfuggire.

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Autore

Valeria Loprieno

Caporedattrice della sezione Danza e Teatro. Danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Laureata con il massimo dei voti, in Lettere con indirizzo discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma. Scrivetemi a teatro@nucleoartzine.com

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