Odin Teatret – Eugenio Barba : ITSI BITSI

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Ritorna a Roma uno dei più grandi registi teatrali viventi. Eugenio Barba con il suo Odin Teatret sbarca al Teatro Eutheca portando in scena Itsi Bitsi, uno spettacolo di e con Iben Nagel Rasmussen attrice della sua compagnia dal 1966.

Itsi Bitsi

Odin Teatret Nordisk Teaterlaboratorium

Di Iben Nagel Rasmussen

Regia Eugenio Barba

Con Iben Nagel Rasmssen, Jan Ferslev, Kai Bredholt

9 e 10 novembre 2012 – Teatro Eutheca, Roma


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Itsi Bitsi è la storia frammentata di una donna, una donna che cerca di trovare le parole più adatte al suo dolore. Le parole per raccontare un periodo della sua vita tanto intenso quanto crudele. Un periodo che l’ha portata a cercare proprio nelle parole un rifugio, una via d’uscita per non cadere dalla parte sbagliata della cancellata.

Accostando alcuni ruoli della sua quarantennale carriera di attrice all’interno dell’Odin Teater, Iben Nagel Rasmussen racconta la sua storia d’amore con Eik Skaloe, il primo poeta beat che cantava in danese, a cui lo spettacolo è dedicato. La sua storia d’amore è la storia di una civiltà nuova che si affacciava intorno alla fine degli anni ’60, una società che si ribellava, che dava più valore all’individuo e alla spiritualità. La società della beat generation, dell’amore libero, del viaggio come riscoperta del diverso. Ma anche una società che per anticonformismo, più che per reale necessità, ricercava l’oblio attraverso droghe di ogni genere. Nato come volontà di accostarsi alla divinità, l’abuso di droga diventò in quegli anni una gabbia da cui molti non uscirono più. Eik Skaloe era tra questi e morì suicida al confine tra India e Pakistan, nel 1968, a soli 25 anni.

La Rasmussen lo ricorda con le sue meravigliose doti interpretative in questo spettacolo che è una di quelle perle rare, delicate e intense che solo dalle mani di un regista come Eugenio Barba potevano uscire. I tre attori in scena incarnano tutto ciò che dovrebbe rappresentare un essere umano che si dona all’arte. Un uso del corpo sapiente e raffinato, una voce sempre perfetta nonostante recitassero in italiano pur essendo danesi, una capacità di uscire ed entrare da un personaggio all’altro con la naturalezza del respiro, e soprattutto un’intensità nello sguardo e un’energia fisica che attraversano tutto il palco e che arrivano fino alle ultime file. La messa in scena è essenziale, precisa, evocativa, impeccabile. Barba riesce ad incantare e a trasformare una scena minimale con tocchi da sapiente regista. Una cassa di legno, un telo bianco, della neve finta, dei vestiti colorati, una maschera, una siringa.

I due attori, che accompagnano la Rasmussen con una chitarra e una fisarmonica, sono come dei cronisti super partes, non coinvolti direttamente nella storia. Barba, per non tenere il registro dello spettacolo su un’unica corda drammatica, affida a loro la parte ironica. Ferslev e Bredholt riescono a far sorridere e a sdrammatizzare, rendendo lo spettacolo ancora più commovente e forte; i due ripercorrono gli anni della storia attraverso canzoni che vanno dai Beatles a  Jim Morrison a Bob Dylan e allo stesso Eik. Ed è grazie a questi ingredienti perfetti, che lo spettatore ha la possibilità di farsi penetrare dalle parole di un testo commovente e bellissimo, e di riempirsi gli occhi di lacrime perché la storia di una sconfitta umana, è un po’ la storia di ognuno di noi; cambiano le modalità di risalita, c’è chi le cerca nell’arte, chi preferisce non cercarle e lasciarsi andare. Ma «le parole sono fragili, si sbriciolano sulle labbra di chi le dice e nella maggior parte dei casi non dicono neanche metà di quello che avrebbero voluto».

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Autore

Valeria Loprieno

Caporedattrice della sezione Danza e Teatro. Danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Laureata con il massimo dei voti, in Lettere con indirizzo discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma. Scrivetemi a teatro@nucleoartzine.com

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