LA SICILIA DI SCIASCIA, METAFORA DEL MONDO

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Chi pensa che un romanzo come Il giorno della civetta, che dal punto di vista narrativo è in sostanza un giallo, non possa essere reso in teatro, si dovrà ricredere assistendo all’adattamento di Gaetano Aronica, messo in scena da Fabrizio Catalano.

I due atti dello spettacolo sono organizzati in una scena unica: la stazione dei Carabinieri, dominata in alto da una passerella che diventa, all’occorrenza, una terrazza siciliana o una strada. Dietro uno sfondo traslucido, poi, si aprono altri spazi nei quali si svolgono, quasi si trattasse di un teatro delle ombre cinesi, alcune delle vicende narrate.

La regia utilizza questa scena alternando sapientemente i dialoghi alle necessariamente ridotte scene d’azione, spesso rievocate dai personaggi piuttosto che vissute in diretta.

Il risultato finale è una vicenda mossa e piena di vita, che ripercorre i momenti salienti del romanzo: l’omicidio di Colasberna; la sparizione di Paolo Nicolosi, con l’appassionato intervento della moglie Rosa; le indagini, che procedono dal piano della manovalanza criminale al secondo livello del boss Don Mariano, fino al terzo livello, quello politico, che riescono soltanto a sfiorare.

Il giorno della civetta non è, però, un giallo nel vero senso del termine in quanto si intuisce quasi subito la soluzione dei due delitti e il fatto che non verrà resa giustizia. La verità si frantuma in tante verità, senza venire, alla fine, a capo di niente.

L’intenzione di Sciascia, sottolineata più volte dall’adattamento di Aronica, è, piuttosto, quella di vedere la Sicilia, pur nella sua specificità di terra bellissima e nello stesso tempo dura, come una metafora dell’Italia e del mondo, una terra senza tempo nella quale il potere si mostra in tutti i suoi aspetti: da quello rozzo e violento di Zicchinetta e Pizzuco a quello suasivo di Don Mariano, fino a quello arrogante del politico Mancuso.

Perfettamente calati nel ruolo, gli attori rappresentano bene i personaggi che incarnano questo potere: dai comprimari che interpretano i manovali mafiosi a uno straordinario Orso Maria Guerrini, il Don Mariano che declina i tipi dell’umanità, seguendo una disincantata filosofia di vita (Io ho una certa pratica del mondo…). Lo stesso Aronica si è ritagliato la parte dell’onorevole Mancuso, la cui violenza è forse più cinicamente spietata delle altre, riuscendo a mettere a tacere l’inchiesta che stava per arrivare al terzo livello. malvagia

Il contrasto a questo potere è affidato a un pugno di carabinieri, comandati dal capitano Bellodi – un Sebastiano Somma sempre perfetto e credibile nel ruolo di difensore della legge – e dal maresciallo (Roberto Negri). Il capitano è culturalmente estraneo alla Sicilia, anche se di essa sente il fascino profondo e ne vuole il riscatto, consapevole che forse tutta l’Italia va diventando Sicilia.

Tra il potere e la legge vi sono poi le vittime: in particolare Rosa, interpretata da Morgana Forcella, unica presenza femminile, tragicamente bellissima nella sua ostinata ricerca di giustizia e, nello stesso tempo, nel rifiuto di abbandonare la sua terra.

La vicenda si svolge tra questi tre gruppi di personaggi, senza pause, con dialoghi serrati e a volte concitati, come se il capitano avvertisse l’urgenza di concludere le indagini prima che sia messo tutto a tacere con la solita non-verità del delitto passionale.

Ne risulta, alla fine, una vicenda di incredibile attualità, nonostante i cinquant’anni e più dalla prima edizione del romanzo, forse perché la Sicilia e il mondo non sono cambiati o forse perché, nonostante il ritornerò del capitano Bellodi, non possono cambiare.

IL GIORNO DELLA CIVETTA
di Leonardo Sciascia

regia Fabrizio Catalano
adattamento
di Gaetano Aronica
con Sebastiano Somma
e con Gaetano Aronica, Morgana Forcella, Roberto Negri, Alessio Caruso, Maurizio Nicolosi, Giovanni Vettorazzo, Fabrizio Catalano, Luca Marianelli
con
la partecipazione di Orso Maria Guerrini
scene
Antonia Petrocelli, Gilda Cerullo, luci Ugo Governali
costumi
Antonia Petrocelli, consulenza musicale Giovanni D’Aquila

dal 21 febbraio al 4 marzo 2012
Teatro Parioli Peppino De Filippo – Roma

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