La merda. Decalogo del disgusto #1

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In scena al Teatro Valle Occupato il primo capitolo del decalogo del Disgusto: La Merda. Opera vincitrice del Fringe First Award 2012, del Arches Brick Award 2012 di una Nomination al Total Theatre Award 2012 e del The Stage Award 2012 for Best Solo Performance al Fringe Festival di Edimburgo.
 
La merda
The disgust decalogue #1
di: Cristian Ceresoli
con: Silvia Gallerano

 

Dal 7 all’11 novembre 2012 –  Teatro Valle Occupato, Roma

Vai al sito di Cristian Ceresoli

Nuda, dall’alto di uno sgabello da circo, Silvia Gallerano accoglie gli spettatori in sala canticchiando un quasi irriconoscibile Inno di Mameli. Con una vocina sottile e stridula, indica i posti vuoti e invita a vincere il disagio di fronte a una nudità naturale. Il monologo, scritto da Cristian Ceresoli, è un lungo flusso di coscienza in cui padri, acquari, provini, cosce e spedizione dei Mille si alternano senza soluzione di continuità. La straordinaria capacità vocale dell’attrice rende chiaro e sottile ogni passaggio, mentre dal suo microfono ci parla ininterrottamente mischiando realtà intime e ricostruzioni storiche.

La Merda nasce come un’amara celebrazione dei 150 Anni dell’Unità d’Italia. «Una tragedia in tre tempi: Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e un controtempo: L’Italia». La merda è un delirio spietato esposto con il garbo di chi vive con naturalezza infantile anche le situazioni più innaturali.

È tutto normale, tutto accettabile. La tragedia può attendere, celata sotto quel sorriso forzato che diventa la maschera grottesca dell’attrice. Sopportare, adeguarsi, lottare, stringere i denti per non vomitare, per essere finalmente una donna nuova, in grado di autodeterminarsi e di avere il pieno controllo sulla vita e sul corpo. Dimagrire, ingrassare, diventare ciò che serve, ciò che il mondo dello spettacolo – ma non solo – richiede. Se il problema sono le cosce, la soluzione è mangiarsele. La determinazione è la chiave del successo. Qui si fa l’Italia o si muore. Qui si diventa protagonisti di uno spot pubblicitario o si muore. Mangiare, trattenere tutto anche il superfluo. Siamo ciò che mangiamo ed è triste ritrovare ciò che siamo e ciò che eravamo sul fondo della tazza, allora non resta che riappropriarsene nel modo più disgustoso. La capacità di vincere il ribrezzo sembra la chiave giusta per ritrovare il giusto amor di patria, in questa tragicomica celebrazione dell’Unità d’Italia.

 

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