IUC: Concerto d’addio per il Quartetto di Tokyo

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Sabato 16 marzo si è tenuto il concerto del Quartetto di Tokyo presso l’Aula Magna dell’università Sapienza, all’interno della stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti.

Artisti:

Martin Beaver – violino

Kikuei Ikeda – violino

Kuzuhide Isomura– viola

Clive Greensmith – violoncello

 

Dove: Università Sapienza – Aula Magna

Quando: 16 marzo

 

Trovarsi di fronte ad uno spettacolo come quello tenutosi sabato 16 marzo nell’Aula Magna dell’Università Sapienza, è un’esperienza che lascerebbe stupefatto anche l’ascoltatore meno preparato o quello più distratto. L’accoppiata fra massimi compositori della musica Classica e Romantica e uno storico quartetto ha funzionato in maniera sublime. Il Quartetto di Tokyo, istituzione della musica da camera, con quarantatrè stagioni alle spalle, ha incluso anche Roma nella sua ultima tournée. Come pubblicato sul sito ufficiale dell’ensemble, le numerosissime audizioni non hanno soddisfatto il quartetto, alla ricerca di sostituti per  i Maestri Ikeda e Isomura. Per questo motivo è stato deciso che il gruppo terminerà ufficialmente la propria attività nel giugno del 2013.

Nel concerto di sabato non è stato purtroppo possibile ascoltare il M° Isomura, assentatosi per gravi motivi di famiglia. Jonathan William Brown, violista del Quartetto Casals, lo ha sostituito egregiamente. Il programma ha, di conseguenza, subito due variazioni: il Quartetto per archi n.3 di B. Bartòk (1881 – 1945) è stato sostituito dal Quartetto in fa minore “Quartetto Serioso” Op.95 n.11 di L. V. Beethoven (1770 – 1827); il Quartetto in re maggiore Op.20 n.4 di F. J. Haydn (1732 – 1809), è stato sostituito con il Quartetto in sol maggiore Op.77 n.1 Hob. III:81 dello stesso compositore. L’esecuzione del Quartetto in sol maggiore Op.161 D.887 di F. Schubert (1797 – 1828) è stata invece rispettata.

Ascoltando questo magnifico programma il pubblico ha potuto assistere ad un ravvicinato confronto tra grandi nomi, che, pur essendo quasi contemporanei, sono rappresentanti di stili molto diversi e, soprattutto, sono l’emblema di come la musica, nel periodo fra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell’Ottocento, sia cambiata in maniera profonda, violenta e irrecuperabile. Con l’esecuzione del bis, il Minuetto del Quartetto K. 499 di W. A. Mozart (1756 – 1791), il confronto si è completato. Abbiamo assistito al passaggio dello spirito di Haydn dalle mani di Mozart a quelle di Beethoven, stesso spirito che, da quest’ultimo, Schubert afferra con forza e passione. Abbiamo assistito ad un passaggio di epoca. Lo stile galante, pienamente classico di Haydn e Mozart, si scontra con quello ormai già romantico degli altri due. La pacatezza, l’equilibrio dei primi due sembra appartenere ad un altro mondo, un mando passato, da ancien régime, e immediatamente si palesano i retaggi barocchi della loro musica; aspetti che in Beethoven e Schubert vengono fagocitati dai sentimenti progressisti della nuova borghesia e dallo spirito irruento romantico.

Il quartetto di Beethoven, destinato non ad un pubblico ampio, ma ad una cerchia di intenditori, è di una modernità sconvolgente: le quattro voci si muovono, nel recupero di una scrittura contrappuntistica, in maniera autonoma; il violoncello e la viola non sono più soltanto accompagnamento alle prime voci dei violini. Stesso discorso per lo stile di Schubert, al quale va però attribuita inoltre una inventiva melodica senza pari. Cambi repentini di umore, sbalzi di intensità, interruzioni melodiche: con questi compositori, e palesemente in questi quartetti, le problematiche romantiche e del Novecento musicali sono aperte; la ricerca sulla forma, l’abbattimento dei confini della tonalità, la riscoperta di una scrittura contrappuntistica, tematiche tuttora al centro di pratica e pensiero compositivi.

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Autore

Francesco Bianco

Musicista e critico musicale, da sempre interessato all'arte e al rapporto di questa con la vita. Laureato al DAMS e in Musica Elettronica, lavora come compositore, insegnante e redattore.

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