Intervista al Maestro Arturo Tallini

0

Articolo relativo alla stessa manifestazione

Conservatorio Santa Cecilia

Arturo Tallini

Francesco Bianco/ M° Tallini, quale impatto ha riscontrato, nel corso della sua lunga attività, da parte del pubblico e quanto la sua attività trova contesti adatti e propensi all’accoglimento della musica contemporanea?

Arturo Tallini/ L’impatto riscontrato è molto buono. Forse perché mi preoccupo sempre di cercare un rapporto col pubblico, spiegando quello che sto per fare, sottolineando la valenza comunicativa ed espressiva dei brani in programma. Credo che proprio nella musica contemporanea sia fondamentale credere a quello che si fa, coltivare l’illusione che tutto ciò che noi sentiamo nel suonare un brano riusciremo a trasmetterlo a chi ci ascolta.

FB/ Come vive il rapporto tra la musica contemporanea e quella classica o antica, pure presenti nel suo repertorio? Pensa che la musica contemporanea abbia un compito, una funzione, o un’utilità, nel nostro mondo?

AT/ Io credo che ormai non esiste la musica contemporanea in quanto genere chiaramente riconoscibile, esiste solo musica bella o brutta. Dico, anzi, che questa etichetta è molto pericolosa e danneggia la musica d’oggi: un ascoltatore che sa che sta per ascoltare della musica contemporanea, sarà occupato a cercare i motivi per cui gli hanno detto che la Musica Contemporanea è ‘interessante’, ‘provocatoria’, ‘sperimentale’. Insomma tutte cose che escludono l’unico sano atteggiamento nei confronti della musica, quello dell’ascolto a orecchie aperte, senza pregiudizi. Il posto della musica contemporanea è quello di essere al di fuori del senso comune. Ogni forma d’arte deve promuovere un’analisi di ciò che siamo e di ciò che crediamo di essere. Spesso la musica contemporanea provoca reazioni forti che hanno un significato direi politico: questa chiama l’essere umano a interrogarsi sulla propria epistemologia e sulla propria visione del mondo.

FB/ Per lei sono stati scritti tanti brani per chitarra, che ha, tra l’altro, pubblicato nel volume MusicaIncerta[1]. Quanto giova alla musica il rapporto fra esecutore e compositore?

AT/ Nella fase attuale, iniziata quasi un secolo fa, direi che è fondamentale: i mezzi, i linguaggi, la modalità d’uso degli strumenti, sono molto meno scontati; penso ad esempio alle partiture di Lachenmann, di Ferneyhough, dello stesso Bussotti, solo per fare qualche esempio, nelle quali il rapporto con il compositore diventa importante per cogliere il senso del brano, ma anche per essere certi dei significati dei gesti e degli effetti richiesti.

FB/ Veniamo al Guitfest. Ci dia un parere su queste prime due edizioni.

AT/ Nella prima edizione, del 2010, invitai Magnus Andersson, Nuccio D’Angelo, Rolf Lislevand, il duo Maccari-Pugliese; c’erano concerti e masterclass. L’idea era di invitare artisti che si occupassero di musica con un pensiero lontano dalla tendenza imperante che favorisce una visione della chitarra più vicina all’intrattenimento che alla musica come ricerca personale. E la stessa idea ha ispirato la seconda edizione, progettata e realizzata insieme al collega Domenico Ascione: abbiamo invitato Angelo Gilardino, Francisco Bernier, Dusan Bogdanovich, Heiki Matlik. Il bilancio è decisamente positivo.

FB/ Nel corso del festival si nota, oltre alla presenza di grandi nomi, la partecipazione forte degli allievi del conservatorio. Come rispondono le classi di chitarra a questi eventi ?

AT/ La serata di musica contemporanea, ha visto la presenza massiccia di allievi. Sono stati eseguiti Electric Counterpoint di Steve Reich, Cori Battenti di Franco Sbacco, e i 3 pezzi vincitori del Concorso Internazionale di Composizione per Chitarra G. Petrassi. Anche nella serata dedicata ad Angelo Gilardino e Castelnuovo-Tedesco, gli allievi sono stati pienamente impegnati. Per tutti decisamente una esperienza importante su un palco di tutto rispetto come la Sala Accademica del Conservatorio.

FB/ All’interno del Guitfest si svolge anche l’importante concorso di composizione per chitarra intitolato a Goffredo Petrassi. Quale partecipazione riscontra? Si può indicare una strada verso la quale la musica contemporanea per chitarra si sta muovendo?

AT/ Quando pensai, nel 2010, di inserire nel Guitfest un concorso di composizione, l’idea era di creare una situazione in cui si scriva per chitarra con l’intento di scrivere musica, pensare attraverso i suoni, fare ricerca, e inoltre cercare di contrastare la tendenza, imperante fra i cosiddetti chitarristi-compositori attuali, a scrivere decine e decine di pagine di musica tutte simili fra loro. Non è facile fare delle previsioni su dove stia andando la musica per chitarra: direi che i filoni sono tre: la musica in cui è la chitarra stessa a suggerire stilemi e gesti al compositore; la musica pensata per lo strumento, dove il pensiero riesce ad essere indipendente dalla veste strumentale; la musica che prevede un’interazione con l’elettronica. Le 3 ‘correnti’ sono tutte già state rappresentate all’interno del Concorso Petrassi nelle sue 2 edizioni, quindi, arrivederci al 2014!


[1] Arturo Tallini (a c. di), MusicaIncerta, Ut Orpheus Edizioni, Bologna 2000.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Francesco Bianco

Musicista e critico musicale, da sempre interessato all'arte e al rapporto di questa con la vita. Laureato al DAMS e in Musica Elettronica, lavora come compositore, insegnante e redattore.

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi