IL MUSEO OGGI

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Promossa dall’Osservatorio di Storia dell’arte della Società Italiana di Estetica, si è svolta il 27 gennaio, presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Roma La Sapienza, la prima parte del seminario Che cos’è il museo oggi? I vari interventi analizzano, da prospettive differenti come, ad esempio, la storia dell’arte, la storia dell’architettura e la statistica, il ruolo del museo nell’età contemporanea. Hanno partecipato alla prima parte S. Lux, F. Antinucci, A Greco.

Secondo la prof.ssa Lux il processo comunicativo e creativo, che si palesa nell’arte contemporanea, deve avvenire anche nel museo senza escludere l’autore dell’opera d’arte da questo processo di fornitura di un codice e di delucidazione del contesto. Se ciò non accade il museo ha i caratteri di uno zombie poiché si manifesta soltanto come un non luogo che ha la pretesa infondata di acculturare chi lo visita. La prof.ssa Greco, invece, ci espone lo studio del museo contemporaneo dal punto di vista degli architetti. In un museo ci sono tre elementi: la collezione, l’allestimento e l’edificio, elementi tutti sbilanciati in favore dell’ultimo. Oggigiorno si costruisce l’edificio senza sapere come sarà utilizzato. Nei musei costruiti da Carlo Scarpa, l’architetto, invece, ci suggerisce percorsi e letture da seguire. Il museo Moureau si costruisce attorno alle opere, così come l’Atelier Brancusi costruito da Renzo Piano.

Una deriva catastrofica, quasi perfida è quella che avviene nel nomadismo culturale e nella teatralizzazione dell’oggetto unicum museo: possiamo andare a Las Vegas e trovarci di fronte a una copia dell’Hermitage, come andare ad Abu Dhabi e trovarci dentro il Louvre. Il museo Bowery, invece, si presenta come un museo intelligente poiché dichiara la propria importanza strutturale nel suo processo d’identità e differenza con le opere. Quello di Bowery street è un museo della comunità, esso comunica con l’esterno assumendo valenze metropolitane.

Che cosa succede, invece, oggi nei musei classici? Cosa accade alla gente che li visita? A partire da queste domande il prof. Antinucci studia, dati alla mano, le presenze dei visitatori nei musei italiani. Un’iperbole geometrica, evidenzia, nel grafico, come i musei più importanti concentrino la maggior parte del pubblico. I primi cinque musei italiani assorbono il 41% del pubblico; se osserviamo i primi ottanta – sui quattrocentodue pubblici totali- copriamo addirittura il 90%. Abbiamo così un fenomeno di altissima concentrazione, frutto non della differente qualità dei musei o delle opere presenti al loro interno, ma della potenza del marchio.

Un esempio: basta fare un confronto tra il sito archeologico di Pompei e quello di Ercolano. Sono siti pressoché simili, eppure Pompei assorbe nove volte i visitatori di Ercolano. L’analisi è tesa a mostrare come il tipico frequentatore di musei non sia in grado di esercitare una reale scelta imparziale sul contenuto del luogo che andrà a vedere. Ciò che manca è la trasparenza, il riconoscimento della validità culturale di un museo. Il problema vero, secondo Antinucci, è da ritrovare nel fatto che il museo, nato come istituzione nella seconda metà del ‘700, è rimasto a quell’epoca. Il criterio dell’esposizione museale è quello tassonomico: piuttosto che emancipare la visione delle opere il museo ristagna in un meditabondo quanto retrogrado lavoro critico.

Dai vari interventi si evince come la struttura museo non sia al passo né con l’arte contemporanea, né con la cultura. Si punta, infatti, a coordinare il museo con la moda vigente e la mediocre standardizzazione aculturale. Per sopravvivere come valido luogo di conoscenza e come spazio per una possibile esperienza estetica, con l’intento di rimanere lontano dall’essere semplice e inutile coacervo di feticci, il museo deve avere come obiettivo una modernizzazione che permetta un reale scandaglio delle opere. Immergersi nel museo per far emergere le opere. Ciò che si richiede al museo è di tornare a ribadire la propria inattualità architettonica e spaziale mettendola al servizio, non del consumismo divorante, ma della comunità. Tuttavia, ciò non basta, sono gli stessi spettatori a dover multi-direzionare e rinnovare il proprio sguardo culturale. Non si tratta di mettere in questione il gusto artistico o quello estetico della singola persona, ma, appunto, di essere nuovamente assetati e affamati di cultura. In attesa del museo del futuro… Buon appetito! “Di nicchia” ovviamente!

CHE COS’E’ IL MUSEO OGGI?

Osservatorio di Storia dell’arte della Società Italiana di Estetica,

27-28 gennaio, Dipartimento di Filosofia, Università La Sapienza, Roma,

foto New Museum, Bovery Street, New York, USA.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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