IL CAPOLAVORO DI MUSSORGSKI

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CHOWANSCHTSCHINA

regia Andrea Moses
direttore d’orchestra Kappelmeister Martin Hoff
scenografia Christian Wiehle
sceneggiatura Thomas Wieck, Moritz Lobeck, Michael Dißmeier
attori Remigiusz Lukomski, Sergey Drobyshevsky, Alexander Günther, Hidekazu Tsumaya, Anna Peshes, Susann Vent
Dramma popolare in musica in cinque atti di Modest Mussorgski, composizioni di  Dmitri Shostakowitsch (dal 1° al 4° atto) e di Igor Stravinski (5° atto)
Dialoghi in russo con sottotitoli in tedesco
Großes Haus, Deutsches National Theater und Staats Kapelle Weimar
16 Giugno ore 18:00 Première, 24 Giugno ore 16:00 durata 3 h

La poderosa opera di Modest Mussorgski prende vita al prestigioso Teatro Nazionale di Weimar. Il capolavoro che non fu mai concluso dal Maestro russo, andò in scena per la prima volta il 21 Febbraio 1886 al Teatro Kononov di San Pietroburgo, e il dramma, anche noto come La congiura dei principi Chovanskji, racconta di un importante momento storico della Russia ai tempi dello zar Pietro il Grande, ed in particolare della ribellione del principe Ivan Andreevič Chovanskij, membro dei cosiddetti vecchi credenti e del corpo militare degli strel’cy contro lo zar.

La fastosa riproposizione di Andrea Moses, impressiona per quantità di dettagli visibili sulla scena: effetti di luce emozionano per la loro bellezza, e da contrappunto, postazioni televisive spalmano immagini della nostra (post?)storia; musica da camera, con tanto di orchestra sinfonica sotto al palco, diretta magistralmente dal Kappelmeister Martin Hoff, e teatro si sposano alla perfezione, come se si stesse assistendo ad una grande opera lirica, che in parte, almeno nelle intenzioni del compositore, doveva in tale modo essere concepita.

Si viene subito rapiti dalla prima scena, ambientata nella Piazza Rossa di Mosca nel lontano 1682, in cui il regista regala anche una pubblicitaria apparizione al grande Lenin, affidato ad una comparsa che rapidamente appare e svanisce, proprio a dare sostanza a un certo senso di superficialità ed inconsistenza storica, inevitabilmente televisiva, trita e ritrita, ma soprattutto subito dimenticata, come la rapida apparizione del grande teorico e rivoluzionario russo.

Tra le intense prove degli attori spicca per bravura e puntualità il giapponese Hidekazu Tsumaya, interprete di Dossifej, il capo della chiesa riformista ortodossa, il quale mentre parla di fede e redenzione, viene sublimato da immagini di donne in bikini che stappano bottiglie di champagne, proiettate sulla postazione televisiva posta in alto alla scena. Storia che è già televisione? (Im)possibilità di una vera storia solo affidandoci alla fede? E la supposta fede che ruolo ha?

Per inciso, nella scena finale durante il tentativo di conversione plenaria del popolo russo da parte di Dossifej, invocando la redenzione di tutti i peccati e la conversione di tutti i fedeli, egli assieme ai riformati morirà, e non ci è dato sapere  nel supposto dopo che cosa ci sarà e se ci sarà qualcosa. Viva i Poeti e viva i Santi. A loro l’ardua sentenza.

 

 

 

 

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