Festival Internazionale del Film di Roma – Take Five

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Tra gli applausi della Sala Petrassi dell’Auditorium di Roma è stato presentato in concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale di Roma Take five, ultima opera di Guido Lombardi, vincitore per ben due volte del premio Solinas.

Take Five, di G. Lombardi, Ita 2013, 93′

Sceneggiatura: Guido Lombardi

Fotografia: Francesca Amitrano

Montaggio: Annalisa Forgione

Scenografia: Maica Rotondo

Costumi: Francesca Balzano

Musica: Giordano Corapi

Suono: Daniele Maraniello

Produzione: Figli del Bronx, Minerva Pictures, Rai Cinema

Cast: Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster, Gaetano Di Vaio, Antonio Pennarella, Antonio Buonomo, Esther Elisha

Dopo La Santa, il Festival Internazionale del Film di Roma presenta un’altra valida opera italiana in cui i protagonisti sono alle prese con un colpo milionario in grado di cambiar loro la vita. Dai quattro scapestrati quasi tutti incensurati di Alemà, passiamo ai cinque irregolari disperati di Lombardi, bravissimo nel ricreare e riportare in auge un cinema spiccatamente di genere e di qualità che omaggia I soliti Ignoti di Monicelli e in cui il lato noir e pulp, sviluppato in tutta la sua potenza negli ultimi minuti della pellicola, si fonde con una Napoli prenatalizia e cupa anche sul piano meteorologico.

Gaetano, ricettatore, ‘O Sciomèn, rapinatore leggendario, Ruocco, pugile squalificato a vita, Sasà, fotografo infartuato bisognoso di un trapianto di cuore, Carmine, addetto alla rete fognaria del comune di Napoli, progettano di entrare nel caveau di una banca proprio attraverso le fogne. Il loro randagismo esistenziale è imperniato su una vita priva di qualsiasi istanza teleologica a cui fa da cornice, in maniera velata, la crisi economica attuale. Nonostante il colpo vada a segno perfettamente, il crollo psicologico dei cinque, anche a causa delle sempre più forti interferenze della camorra, venuta a conoscenza della rapina, si palesa in tutta la sua forza drammatica attraverso una spirale di violenza autodistruttiva che ricorda nel finale, seppur con dinamiche differenti e anche per l’ambientazione spazialmente contenuta, Reservoir Dogs di Tarantino.

Il vero merito di Lombardi tuttavia non è riscontrabile nella poco interessante ricerca di una perfetta stilizzazione psicologica di ognuno dei protagonisti – interpretati in maniera davvero impeccabile dai cinque attori, tra cui il produttore Gaetano Di Vaio e Salvatore Striano, il Bruto di Cesare deve morire dei Fratelli Taviani –, bensì nel tentativo riuscito di evidenziare la loro impossibile integrazione all’interno di un gruppo affiatato, privo di qualsiasi dubbio nei confronti dei compagni. Il loro esser banda in attesa del ritorno/ricerca di Gaetano si assottiglia, nelle figure di Carmine e Sasà, ai meri fini egoistici e si dilata, in maniera contemporaneamente comica e drammatica, nel rapporto tra Ruocco e ‘O Sciomèn.

Quel Take Five che nel gergo dei musicisti significa prendersi cinque minuti di pausa si trasforma nel film di Lombardi nella speranza, durata poco più di trecento secondi, da parte dei protagonisti, di cambiare la propria vita, tentativo di cui si fa metafora portatrice di salvezza, per tutto il film, quel ragazzino di bottega involontariamente tirato in ballo e voglioso di avere la propria chance.

E allora… che triangolo infuocato sia.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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