“ESPOSTA” ATACAMA

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Tre donne, anzi quattro. Tre in scena ed una dietro le quinte, Patrizia Cavola, coreografa ed ideatrice dell’intero spettacolo.

Quante facce possono avere la Sensualità, l’Intimità, la Forza e la Fragilità, la Rabbia, la Dolcezza, la Vergogna? E quante facce possono avere tutte questi sostantivi femminili in una Donna? Stasera sotto i riflettori del palcoscenico del Teatro Greco almeno tre delle possibili facce si sono palesate nelle spoglie delle danzatrici Ilaria Bracaglia, Mariella Celia e Sara Simeoni.

La  particolarità è che sono sconvolgentemente diverse tra loro. Ed è guardandole nella loro abissale diversità che si realizza, all’ improvviso, quanto siano uniche e quanto siano donne. Uniche, diverse e donne.

Anche “risata” è femminile, e accade anche di ridere nell’assistere a tre danzatrici che parlano tra loro una lingua sconosciuta, vagamente onomatopeica, piena di carica espressiva e gestualità del corpo, che ci ricorda quanto siamo tutti uguali in fondo: si litiga e si gioisce per le stesse cose, semplici e piccole. E ci ricorda anche che  giocare è importante, in tutte le sue forme.

In un susseguirsi di soli, duetti e trii le tre danzano insieme e da sole senza intaccare la sfera della personalità l’una dell’altra, nonostante la fisicità del contact le renda alla vista una sola entità, un solo corpo che si muove nello spazio. Sequenze di work floor e l’immancabile release sfilano sul palco su musiche, anch’esse, molto diverse tra loro.  I contrasti musicali, infatti, sono molto forti, si passa da musiche dai bassi assordanti da rave party, al silenzio universale scandito solo dai respiri e dai bisbiglii sottovoce di incomprensibili parole delle danzatrici, passando per scene che utilizzano solo la voce o scene su musiche rituali.

La bellezza delle tre culmina nella scena finale, che riassume e mette a nudo non solo la donna con tutte le sue accezioni, ma, di nuovo, la diversità delle tre donne in scena, che poi saremmo tutte noi. In questa scena intensa e carica di espressività, pur rimanendo nel semplice, una danzatrice alla volta entra sulla scena e si leva i vestiti; li poggia a terra fino a quando non resta in culotte e reggiseno color carne e poi, immobile, guarda il pubblico, ferma in piedi con i palmi delle mani rivolte verso il pubblico. Non c’è confessione più spassionata, dolce e sincera del denudarsi in questa maniera. Ancor di più perché dopo si rivestono l’un l’altra ed è commovente come si prendano cura l’una dell’altra nell’infilarsi i vestiti. Amorevolmente, come solo una madre, una sorella, un’amica, una figlia possono fare. Come solo una donna può fare.

 

ESPOSTA

Spettacolo vincitore del bando per le associazioni territoriali di Roma Capitale, Municipio VII

Ideazione, coreografia e regia Patrizia Cavola
in collaborazione con Ivan Truol
Con Ilaria Bracaglia, Mariella Celia, Sara Simeoni

Teatro Greco Roma 12 ottobre 2011, ore 21

 

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Autore

Audrey Quinto

Mi diletto a tradurre in parole quello che trovo emozionante quando assisto ad uno spettacolo di danza

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