Come il Vento

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Presentato all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, Come il Vento di Marco Simon Puccioni è uscito nelle sale cinematografiche il 28 Novembre. Il film narra una parte della vita di Armida Miserere, ovvero dall’assassinio del compagno Umberto Mormile fino al suo suicidio.

Come il ventodi Marco Simon Puccioni, Ita 2013, 110′

Soggetto: Marco Simon Puccioni (liberamente ispirato alla vita di A. Miserere)

Sceneggiatura: Marco Simon Puccioni, Nicola Lusuardi, Heidrun Schleef

Montaggio: Roberto Missiroli, Catherine Maximoff

Fotografia: Gherardo Gossi

Musiche: Shigeru Umebayashi

Produzione: Intel Film, Les Film de L’Astre, in collaborazione con Rai Cinema, Red Carpet Srl, A-movie productions, Revolver

Distribuzione: Ambi Pictures

Cast: Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli, Marcello Mazzerella, Salvio Simeoli, Giorgia Sinicorni, Vanni Bramati, Enrico Silvestrin, Francesco Acquaroli

 

Armida Miserere è stata una delle prime donne direttrici di carcere. La sua vita fu sconvolta dall’assassinio del compagno, Umberto Mormile, l’11 Aprile 1990.

Entrambi assegnati al carcere di Opera – Milano, i due nel film incarnano le facce differenti della stessa medaglia: da un lato Armida, come direttrice, è il simbolo della durezza richiesta nello sconto della pena da parte dei detenuti; dall’altro Umberto è l’incarnazione di quel processo di rieducazione che si manifesta nell’attività artistica e nella produzione di un’esperienza collettiva e, allo stesso tempo, riconfigurante.

La brutale uccisione del compagno sarà il motivo scatenante l’inizio del continuo peregrinare di Armida da un carcere all’altro; spostamenti che dividono il film nei diversi capitoli narrativi, più o meno lunghi, e che danno alla pellicola una struttura drammaturgica rigorosa. Marco Simon Puccioni ha il merito di dirigere un film in cui i primi piani elevano il pathos della narrazione evidenziando tutta la tragicità della vicenda. Il merito della bontà della pellicola è anche della protagonista, Valeria Golino, che sembra calarsi ogni minuto di più nei panni della protagonista e della sua progressiva emarginazione sconfortante dal mondo, e di tutto il cast, su cui spunta, su tutti, Filippo Timi. Nel film alcuni temi come l’emergenza carceri, l’abuso di potere e i trattamenti di violenza ingiustificati subiti dai detenuti sono volutamente appena accennati, lasciando così tutto lo spazio della narrazione al dramma personale della donna. Nel film è da notare, inoltre, anche un uso efficace delle inquadrature fisse e di quelle mobili.

La richiesta di una vita tranquilla da parte di Armida non può essere accolta, essa è eufemisticamente utopica. Per questo la metafora che dà il titolo al film, Come il vento sembra avvalersi di un doppio significato: non solo attraversare la vita come il vento, non lasciando alcuna traccia di sé nel mondo; ma soprattutto essere costretti a rinchiudere la propria libertà, la propria felicità in quell’otre di pelle in cui Eolo aveva raccolto i venti contrari alla navigazione di Ulisse nel suo tentativo di tornare a Itaca. Nel film di Marco Simon Puccioni non c’è tuttavia alcuna esplosione di correnti, la navigazione è stabilmente contraria alle speranze di Armida; non c’è istante in cui la vediamo realmente felice, nemmeno quando una notte scopre la bellezza di alcuni luoghi palermitani. Una fascinazione che si mostra come il preludio dell’ulteriore trasferimento causato dalle intimazioni subite.

La sua ricerca della verità sull’assassinio di Umberto, di certo non il filo conduttore della pellicola che ruota intorno al dramma esistenziale della donna, sembra sovrapporsi alle sue continue corse intorno ai perimetri delle mura dei carceri che dirige: una ricerca senza via d’uscita. L’inizio del processo contro alcuni esponenti della ‘ndrangheta accusati dell’omicidio è giunto troppo tardi. La vita si è consumata e la sete di giustizia è rimasta violentemente inappagata.

«Armida Miserere, due tragedie in un nome».

Armida Miserere si è suicidata il 19 Aprile 2003.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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