CHICK COREA & GARY BURTON: il duo delle meraviglie

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Chick Corea – pianoforte
Gary Burton – vibrafono

Dove: Auditorium Parco della Musica

Quando: 14 Marzo  2012

Info:
Chick Corea Official Site

Gary Burton Official Site

Ascolta:
Native sense
Crystal silence
Eleanor Rigby
Chega de saudade

Protagonisti storici del jazz, Chick Corea e Gary Burton portano all’Auditorium Parco della Musica quel bagaglio di esperienza e talento artistico che li ha resi famosi in tutto il mondo. Il tastierista Corea è uno dei padri della fusion, mentre Burton ha portato ad alti livelli il vibrafono innovandone profondamente l’approccio in direzione pianistica attraverso la sua tecnica nuova di usare 4 bacchette per suonare. Insieme sono unici per doti tecniche, umiltà, doti compositive e qualità nella scelta dei brani.

 Senza togliere forza allo sperimentalismo e alla melodia, i due musicisti entrano subito nel vivo facendo cadere una dolce pioggerella di note fitta e complessa. È quasi surreale ascoltarli mentre giganteggiano con i loro strumenti, ma sempre con un atteggiamento rilassato e allo stesso tempo molto coinvolgente. Corea supporta Burton con le linee di basso ed i voicings, viceversa il vibrafonista costruisce le linee tematiche, improvvisa tra un assolo ed un altro che si scambia con il pianista. In questo senso i due sono perfettamente integrati, spesso seguono gli spartiti, ma poi lasciano grande spazio a passaggi non programmati che sorprendono per pulizia, ritmo e gusto rendendo l’esecuzione pari a quella di un’orchestra in termini di pienezza del suono, di ricchezza compositiva e di agilità nello stile.
Hanno delle linee guida, oltre ad una notevole telepatia, e si intendono a meraviglia soprattutto in pezzi come Native sense, oppure nella cover Can we be friends? di Art Tatum. Alle ottime scelte di repertorio con brani di Dave Brubeck, Carlos Antonio Jobim, si intramezzano interpretazioni inaspettate, come la sorprendente Eleanor Rigby dei Beatles, senza tralasciare pezzi più strettamente jazzistici di Gillespie oppure Thelonious Monk. In un certo qual modo vengono incontro al pubblico, ne stuzzicano il cuore e il cervello senza apparire né didattici né dispensatori di un tipo musica considerata “migliore”.

Qualche spettatore avventato si alza e se ne va nel bel mezzo delle pause, ma questo può anche non sorprendere. I due propongono qualcosa di veramente fresco ed originale, ma non sempre è possibile accontentare tutti con una formula di duo jazz. Molti tratti del concerto sono indescrivibili per quanto siano stati deliziosi e ricchi di classe.
Avere la possibilità di partecipare a  questo questo genere di esperienze di interpretazione musicale vuol dire avere l’accesso ad una porta ad di là della quale di trovano ambienti sempre nuovi e stimolanti. In questo senso l’invito di ascoltare artisti di questo calibro è doveroso, poiché si tratta di perle rare nella storia della musica.

Se ti piace il jazz, leggi la recensione sul concerto di Ibrahim Maalouf qui

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Webmaster - Redattore Cinema

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