TaxiGallery

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Reportage fotografico di Luca Gandolfi

Per un mese, la mostra “F” contro la violenza sulle donne è fruibile per le strade romane a bordo di uno dei taxi che aderiscono all’iniziativa TaxiGallery nata per rivalutare i percorsi urbani e avvicinare all’arte contemporanea.

 

Titolo mostra: “F”

Organizzatori: Flora Contoli, Daniele Pinti, Claudia Sordi

Tassista: Viviana Sebastio

Fotografe: Marialuisa Angeletti, Flora Contoli, Itzel Cosentino, Ludovica De Luca, Martina Monopoli, Simona Pampallona, Elena Perlino, Nicoletta Tortone, Margherita Vitagliano.

Info: 

sito TaxiGallery

Un taxi, un catalogo, una città, un mese. Questo è TaxiGallery, iniziativa dei creativi Flora Contoli, Daniele Pinti e Claudia Sordi, indipendente e autofinanziata, che rivaluta il tessuto sociale e urbano della Capitale tramite l’arte contemporanea. Inaugurata il 2 luglio 2011 nell’ambito del festival indipendente di fotografia OcchiRossi con tre mostre fotografiche – D-Tales, Presenze, Altrove – su altrettanti taxi romani, continua tutt’ora a sorprendere i fortunati passeggeri che capitano per caso nel taxi giusto.

Da qualche giorno è in corsa la mostra fotografica “F”, collettiva di 9 artiste che raccontano con i loro scatti la femminilità contrapposta a stereotipi e discriminazioni. Attraverso diversi linguaggi espressivi, dal reportage all’astrattismo, l’evento si pone anche a sostegno della campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, promossa da Female Cut. Questa collettiva fotografica esplicita bene lo scopo sociale soggiacente all’iniziativa di TaxiGallery: attraverso un tema coerente il progetto si prefigge di svegliare la curiosità intellettuale delle persone, contrastando l’alienazione della quotidianità e dell’abitudine al traffico cittadino, allo smog, alla violenza verbale e persino fisica.

I Taxi trasformati in gallerie – tramite una shopping bag che dietro al sedile del tassi-gallerista contiene un esemplare unico e non standardizzato del catalogo della mostra – si rivolgono a un pubblico vario per estrazione sociale, non informato e apparentemente non interessato all’arte contemporanea, ma che nella maggior parte dei casi resta piacevolmente colpito da questo momento – i minuti del tragitto in taxi – di evasione e di informazione al contempo. Il cliente non vede traffico ma arte: il catalogo, paragonato al «messaggio nella bottiglia» da Flora Contoli, è curato nel dettaglio con opere selezionate e didascalie sintetiche ma tradotte in inglese anche per i turisti.

Altro intento degli organizzatori è dare spazio a fotografi professionisti e non, giovani artisti emergenti, che si mettono in gioco in una mostra non convenzionale: devono avere la sensibilità adatta, perché – come spiega Daniele Pinti – si tratta in un certo senso di «buttare la propria opera nel vuoto», senza sapere chi ne fruirà, addirittura senza poter essere sicuri che il catalogo venga estratto dalla custodia e sfogliato. Qui subentra quindi la bravura dei tassisti, che finora hanno aderito tramite passaparola, ad invogliare i passeggeri spiegando l’iniziativa e il tema delle opere.

Questa iniziativa cambia il concetto stesso di fruizione, che diventa dono gratuito, per questo straordinario.

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Autore

Ludovica Marinucci

Project Manager di Nucleo, mi occupo delle partnership e della promozione del nostro progetto editoriale. Scrivetemi a progetto@nucleoartzine.com

2 commenti

  1. Pingback: Intervista ai promotori di TaxiGallery | Pensieri di cartapesta

  2. Avatar

    è una iniziativa intelligente e giusta per cercare di sensibilizzare sempre di più la gente su questo problema.

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