Retrospettiva Landolfi: CANCROREGINA

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Quella di Cancroregina è una storia apparentemente eccentrica e, a tratti, bizzarra. Il protagonista è un uomo deluso dalla propria vita, pieno di debiti e assalito da problemi di una quotidianità amara e noiosa. La sua unica speranza è quella di riuscire ad evadere dalle catene della routine quotidiana. L’occasione gli si prospetta nel momento in cui incontra Filano, uno scienziato folle, appena scappato da una clinica psichiatrica e che sta progettando un volo verso la luna. Il protagonista sente questa come l’opportunità per fuggire dai suoi problemi, dai suoi simili e dal mondo intero. Filano gli mostra la navicella, Cancroregina, la quale li condurrà lontani da quella terra natale, arida e intollerante che non li ha compresi e li rifiuta. Il viaggio prosegue senza alcun problema, fino a quando lo scienziato incomincia a manifestare i primi segni di follia, durante i quali minaccia il protagonista di espellerlo dalla navicella. Quest’ ultimo, per proteggersi, sarà costretto a uccidere lo scienziato.

Il racconto, a questo punto, cambia tono. Il protagonista, ormai solitario nella Cancroregina, si lancia in un monologo, in cui riflette sulla morte e sulla vita, con un accento amaro e surreale. E’ questa la sezione più importante del testo in cui Landolfi usa l’astronave e il viaggio come metafora del pensiero che, distaccandosi dalla realtà, cerca di vedere il mondo circostante da una migliore angolazione. Il protagonista cerca, disperatamente, una libertà che non riuscirà a trovare neanche in questa nuova dimensione; piuttosto, la sua continua speculazione mentale, alla ricerca di quesiti assillanti sulla vita, non giungerà mai ad un risultato certo. La conseguenza di tutto ciò è la decostruzione e al contempo la demolizione di qualsiasi punto fisso: tutto inizia a muoversi e non c’è più nulla di stabile. Il mondo contemplato da lontano appare, al protagonista, folle con tutte le sue contraddizioni; la sua mente inizia a vagare senza nessuna meta così come Cancroregina naviga nella desolante solitudine dello spazio vuoto.

La follia ormai pervade il protagonista; prigioniero di una navicella spaziale, esso è un morto in vita, anzi, è un morto che non può morire. La riflessione si trasforma in una disperazione assoluta che genera nel protagonista uno stato di pazzia e di estrema confusione; egli è afflitto da un’inquietudine esistenziale che non riesce a placarsi in alcun modo.

Il tema affrontato da Landolfi è molto complesso, nonostante l’apparente leggerezza del racconto. La mente può trasformarsi in una prigione senza confini alla quale non si può sfuggire, da cui non si può evadere. Dunque, la follia si manifesta improvvisa, senza preavviso, in un mondo di sani per convenzione. Anzi, se osserviamo e siamo attenti, possiamo giungere alla conclusione che il manicomio non è più l’edificio in cui sono rinchiusi i pazzi; tutta la vita, infatti, pervasa dalla follia, è, in realtà, un manicomio.

 CANCROREGINA

Autore Tommaso Landolfi,

Casa editrice, Adelphi, Milano, 2011.

 

 

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Autore

Rosario Rispoli

Mi sono laureato in Filosofia all’università la Sapienza di Roma, attualmente sono dottorando presso l’università Cà Foscari di Venezia. Oltre che al pensiero di Feuerbach, Marx e della filosofia classica in generale, negli ultimi anni ho seguito con forte interesse il dibattito filosofico contemporaneo. Appassionato di politica e di temi sociali, amo intraprendere lunghe discussioni. Email: ros.rispoli@gmail.com

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