Ref 2015 | Radhouane El Meddeb / Matias Pilet – Alexandre Fournier | Nos limites

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NO LIMITES -
 
 
Ideazione Fabrice Champion
Coreografia e drammaturgia Radhouane El Meddeb
Interpreti Matias Pilet, Alexandre Fournier
Luci Xavier Lazarini
Suono Stéphane Gombert
Regia generale Frejya Sylvestre
 
RomaEuropa Festival 2015
3 Ottobre, Teatro Vascello, Roma

Questo lavoro del nuovo circo francese, di stanza al Centquatre di Parigi, è portavoce di una ricerca estrema. Una ricerca estrema per l’incredibile capacità di fare dei movimenti del corpo un alfabeto di poesia universale, ma anche per le biografie che traduce.

Fabrice Champion, maestro dell’aria, rimasto paralizzato nel 2004 a seguito di un incidente con un marchingegno da lui stesso inventato, muore in Perù durante un rituale sciamanico, proprio mentre nel 2011 cominciava la formazione di questo spettacolo con gli allievi Matias Pilet e Alexandre Fournier. La bellezza e la memoria di questa ricerca estrema e di limiti da attraversare, sono state allora raccolte dal coreografo tunisino Radhouane El Meddeb, che le ha portate a compimento.

Una poesia universale può sembrare un fine condiviso anche dalla musica jazz o dalla biomeccanica teatrale, ma la radicale innovazione del nuovo circo è che gesti di cui abbiamo perso l’intenzione estetica, in un rapporto intimo di vicinanza tra i corpi, sono investiti di un nuovo potenziale poetico.

Nos limites è uno studio sul potenziale poetico racchiuso nei limiti del corpo. Questi limiti trovano un’incarnazione ancora più drammatica che nella classica tristezza del clown, perché il dramma messo in scena senza proferire una sola parola e senza vestire alcuna maschera contiene almeno tre livelli di antagonismo: lo scontro di ciascun performer con un limite del proprio corpo, una parte che non può usare, una regola che lo costringe; lo scontro di due regole diverse l’una contro l’altra; lo scontro dei due performer con una vicenda che ne ha segnato l’arte e la biografia in modo indicibile.

Sopra un tatami bianco al Teatro Vascello ci sono in scena due strani danzatori che danzano senza musica. Una strana coppia. Un ragazzo biondo, alto e longilineo, e un altro scuro, piccolo e compatto. E questi prendono a uno a uno semplici movimenti, come spostarsi un piede con le mani, o stare per terra seduti incastrati l’uno di fronte all’altro, o tanti modi di cadere, e da ognuno di questi movimenti nasce un superamento straordinario dei limiti iniziali, perché la costrizione di una parte apre nuove possibilità all’uso di un’altra parte.

Grazie all’interazione tra i due, un gesto ripetuto sempre più all’estremo entra in una luce completamente nuova. I primi a rendersene conto sono i bambini in sala, che sghignazzano tutto il tempo. Il segreto del clown, che è l’inerzia con cui il clown ripete una disposizione corporea ma fuori contesto, con un ritardo o un disadattamento costitutivo che ci fanno ridere, qui diventa un gioco tra due persone che sperimentano proprio tutte le direzioni in cui il disagio può diventare armonia.

Ogni sequenza di questa partitura, attraversa il limite posto nell’uso automatico del corpo, e lo fa attraverso una relazione a due, perché è in questa relazione che l’ automatismo viene a galla. In questo modo si trascina al parossismo finché non scaturisce una risoluzione inedita, che è poesia, maestria e significato nuovo. Questa nascita di poesia a partire da gesti che esprimono un disagio è proprio il cuore di Nos limites. Ed è anche il retroscena della sua storia.

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Autore

Mariaenrica Giannuzzi

Mariaenrica Giannuzzi (1989) è nata in Puglia e vive a Roma. Laureata in filosofia alla Sapienza sull’idea di storia naturale nella poesia di Paul Celan, la sua ricerca comprende l’uso politico delle scienze, le teorie della biodiveristà e il pensiero femminista (Iaph – Italia). Ama viaggiare per le isole, camminare nei boschi e arrampicarsi.

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