Pellicole in sagrestia: LA VIA LATTEA

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Titolo originale La voie Lactee

Regia Luis Buñuel

Soggetto e Sceneggiatura Jean-Claude Carrière, Luis Buñuel

Fotografia Christian Matras

Montaggio Louisette Hautecoeur

Musiche Luis Buñuel

Produzione Greenwich Film

Interpreti Christine Simon, Pierre Clèmenti, Georges Marchal, Michel Etcheverry, Agnès Capri

Durata 92’

In un film come questo dove la simbologia penetra nel profondo, nessun elemento è casuale e neppure separato dal contesto. Jean e Pierre sono il filo conduttore della storia. Due pellegrini francesi che intraprendono un lungo viaggio verso la Spagna, percorrendo il famoso Cammino di Santiago, che in alcuni Paesi dà appunto il nome anche a La via Lattea, forse più per cercare fortuna che per fede. Tutto il loro tragitto è scandito da una serie di incontri a dir poco curiosi, dal susseguirsi sulla scena di personaggi di ogni genere catapultati da ogni tempo e ogni luogo. I due sono contemporaneamente attori e spettatori, sono i protagonisti della vicenda, che però non è altro che un pretesto per riflessioni a cui i pellegrini perlopiù assistono, senza prenderne quasi mai parte. 

L’opera di Luis Buñuel ha lo scopo di intavolare una discussione e un approfondimento di quei temi senza tempo, di quei millenari misteri che avvolgono la figura di Gesù e la dottrina cristiano-cattolica. Tutti i personaggi che Jean e Pierre incontrano nel loro cammino fanno riferimento a racconti biblici oppure a eventi storici realmente accaduti legati alla storia della Chiesa. D’altronde è lo stesso regista a precisare sia all’inizio che alla fine della sua pellicola che si è basato sulle sacre scritture e su testi di teologia, assicurando che tutte le posizioni hanno un fondamento storico e sono dunque esatte. L’aspetto su cui il film porta maggiormente a riflettere è senza dubbio quello riguardante le eresie. Soffermandosi in particolar modo sulle discussioni intorno alla transustanziazione, alla trinità divina, alla castità, c’è spazio anche per interrogarsi sulla possibilità della salvezza, che il movimento eretico giansenista considerava data soltanto da Dio. Si può intuire l’immensa portata filosofica di questa posizione: se l’uomo nasce destinato al male e solo la grazia divina lo può salvare, si può facilmente intuire quanto poco spazio venga lasciato al libero arbitrio. Quello che l’uomo può fare è soltanto vivere una vita lontana dal peccato e sperare di essere stato scelto per la salvezza, nulla di più. Niente di più lontano dalla convinzione cattolica secondo cui le persone aderiscono al male liberamente e quindi, se vogliono, possono scegliere la beatitudine eterna rinunciandovi e comportandosi da buoni cristiani.

Tra i tantissimi episodi narrati nella vicenda i più rivelatori sono forse quelli legati alla vita stessa di Gesù, che mostrano un Cristo non proprio conforme ai dogmi tradizionali. Il regista infatti gli fa citare un’emblematica frase del vangelo che sembra darne un’immagine lontana da quella del dio misericordioso e portatore di pace:

“Non sono venuto a mettere pace sulla terra, ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera. In verità, in verità vi dico che i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua!”

Temi di grande spessore e certo senza soluzione, ma che il regista spagnolo sceglie di rappresentare in questa sua opera del 1969, spingendo a una riflessione approfondita. Vuole mettere in scena non solo i dogmi che nella storia si sono imposti, ma anche e soprattutto quelle opinioni discostanti dalla dottrina tradizionale, quelle diverse interpretazioni della Bibbia che inevitabilmente furono additate e condannate come eresie. I personaggi appaiono sulla scena, si intrecciano con altri provenienti da epoche diverse e poi scompaiono. Sono portatori del messaggio che Buñuel vuole mandare, entrano nella vicenda ma somigliano a tante voci narranti che hanno lo scopo di stimolare la mente dello spettatore, far sorgere in lui delle domande senza ovviamente fornire mai risposte definitive. Che poi, a pensarci bene, non è forse esattamente questo il compito dei filosofi?

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Webmaster - Redattore Cinema

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