Pan Play Decadence – Visioni Fuori Raccordo Film Festival

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Al  Nuovo Cinema Aquila, in occasione del festival Visioni Fuori Raccordo, è stato trasmesso il 3 ottobre in anteprima italiana Pan Play Decadence: documentario d’impatto sulle tematiche, spesso tralasciate o affrontate superficialmente, della trasgressione e del sadomasochismo. Il giovane regista Giovanni Aloi era presente in sala e il film verrà portato in altri festival, come il Fetisch Film Festival di Kiel.

Pan Play Decadence, di Giovanni Aloi, ITA 2013, 72’

Regista: Giovanni Aloi

Produzione: Carlo Valentine

Distribuzione: EleNfanT DistriButioN

Formato di proiezione: DVD, Blu-Ray, Digibeta, Betacam SP, colore

 

 

Pan Play Decadence é un sipario aperto su realtà sotterranee, scomode. Le storie narrate sono tutte reali ed i protagonisti hanno spontaneamente deciso di raccontarsi senza censure, mostrando la necessità di imporsi alla coscienza collettiva. Le immagini sono forti e, pur sembrando per la maggior parte degli spettatori macabri gesti da folli, sono solo espressione di una ricerca, nemmeno troppo elitaria, di piacere e di identità. Una ricerca che passa dalla solitudine delle mura domestiche all’inclusione in una controcultura in cui molti possono trovare comprensione ed una famiglia alternativa – come ad esempio grazie agli eventi Decadence a tema bdsm e fetish, citati nel titolo ed inseriti in alcune parti del film- .

 Il filo che intesse tutte le vicende è quello dell’ossessione e della trasgressione perversa, per le quali si può valicare il confine tra individuo e personaggio e diventare funamboli in cerca di equilibrio tra la normalità e le pulsioni inconsce, tra la voglia di essere accettati e il bisogno di esprimere se stessi. La dualità scandisce infatti tutto il documentario e si pone come mezzo, a tratti comico, per rimettere in discussione le nostre convinzioni ed andare oltre l’apparenza esibita. Capita così che una vecchia coppia mangi teneramente la pizza in tute di latex costrittive, che un master abbia bisogno di un antistaminico dopo una performance di piquerismo e pittura con il sangue o che un trans parli normalmente di  cambio di sesso e pet play con la sua anziana madre confusa ed ostile. Dove il mondo vede mostri, in realtà non ci sono altro che persone, magari fragili ed emotive, che hanno deciso di portare alla luce i loro bisogni repressi  e che cercano la stessa cosa degli altri: poter star bene con se stesse attraverso un percorso di crescita personale e personalizzato.

I corpi sono usati come veicoli espressivi tramite il cosplay, il contatto con materiali diversi, la body art ed il rapporto col dolore. La ricerca estetica è essenziale ed il dolore -sia subìto che inflitto- si configura come strada per lasciare liberare le tensioni psicologiche e poterne disporre coscientemente, procurandosi piacere. Il sesso può sembrare portante in questo discorso, ma in realtà è un elemento derivato, mentre la sessualità propostaci trascende le distinzioni e le identità di genere comunemente note, aprendoci verso nuove concezioni dell’esperienza.

In una società profondamente mutata e mutevole, dominata da ogni sorta di immagini, questo documentario fa riflettere criticamente su noi stessi e sulle nostre convinzioni. La malinconia che trapela dai ritratti dei personaggi, per quanto lo sguardo narrativo voglia rimanere distaccato e fedele, non si ferma infatti ad essi, ma si estende a tutto il genere umano e alle sue ossessioni. Ci si pongono imperiosi questi interrogativi: le aspettative ed i valori di una vita normale ed equilibrata vanno conservati ad ogni costo come beni? Abbiamo bisogno di riqualificare i nostri valori? Ci sono cose che possono essere poste al di là del bene e del male?  Da qui si svela anche il ruolo della parola “Pan”nel titolo: Pan è il dio portatore di una sessualità di tipo non riproduttivo, che si accompagna al caos e all’isteria, che va a sovvertire i costumi e le gerarchie tradizionali.

Giovanni Aloi si è accostato a questo mondo in modo rispettoso, avvalendosi di una notevole raffinatezza estetica, di un’accuratissima ricerca delle immagini sfociante nel iperrealismo -grazie anche all’uso di 4 camere per ogni ripresa- e del lavoro originale sul suono che si accompagna le scene, ma che può anche sostituirle.

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Autore

Costanza Melchiorre

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