Omaggio a Woody Allen: IO E ANNIE

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Regia: Woody Allen

Soggetto: Woody Allen, Marshall Brickma

Sceneggiatura: Woody Allen, Marshall Brickman

Cast: Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Carol Kane, Paul Simon.

Fotografia: Gordon Willis

Scenografia:Mel Bourne

Montaggio: Wendy Greene Bricmont, Ralph Rosenblum

Produzione: Charles H. Joffe

Anno: 1977

Sguardo fisso in macchina e l’attenzione è subito richiamata all’ordine. Lo spettatore che si scontra per la prima volta con Io e Annie, ne rimane affascinato: la forza del dialogo diretto, il sentirsi chiamati in causa in prima persona da Woody Allen, che ci chiede consigli e pareri, crea un legame indissolubile fra lui e noi per tutta la durata del film

Il comico Alvy – Woody Allen appunto – racconta e rivive la storia d’amore ormai finita con Annie – Diane Keaton – e, nel farlo, analizza con occhio attento ogni dettaglio cercando di capire gli errori e se i suoi problemi d’infanzia possono aver contribuito o meno alla fine della storia. La comicità è incalzante, le battute e i giochi di parole fanno sorridere in continuazione tanto da essere considerata dall’American Film Institute come una delle migliori 100 pellicole comiche statunitensi, ma non solo: 4 premi Oscar, miglior Regia, miglior film, Sceneggiatura Originale e miglior Attrice Protagonista, hanno nettamente consacrato Io e Annie come un capolavoro cinematografico. Peculiare è la sensazione di straniamento che si prova dovuta al rimbalzo temporale continuo fra attualità e passato: nell’analizzare la storia con Annie, Alvy si perde ad esaminare anche se stesso e le storie d’amore vissute precedentemente: i due passeggiano insieme, come in un museo, tra la proiezione di una giovane e svampita Annie e un piccolo, ma sveglio “Alvy bambino”, indagando quasi ogni episodio.

Alvy ha paura dell’espansione dell’universo, non può sopportare l’idea di vedere un film cominciato, ha paura dell’automobile, di essere considerato vittima dell’anti-semitismo, di fare la doccia con altri uomini…: l’ansia, le ossessioni e il rapporto con il sesso creano un personaggio particolare. Non si tratta di un eroe, un macho, o un protagonista canonico, anzi. Egli rappresenta un intellettuale non convenzionale, un reazionario per ridere, come si definisce lui stesso e, questo suo modo di essere, è come una sorta di leitmotiv che influenza la storia d’amore con Annie e con tutte le altre donne della sua vita (caratterizzando al contempo, non solo questa produzione, ma un po’ tutte le opere di Allen). Alcune situazioni, come il momento in cui Alvy desidera vedere una partita di basket o fare l’amore con la compagna piuttosto che partecipare come una marionetta a una festa bohèmien, sono proprio l’emblema della diversità e dell’inadeguatezza della realtà rispetto alle esigenze del protagonista, tanto comuni da sembrare banali.

Nonostante la storia con Annie sia definitivamente finita, Alvy comunque tenterà di recuperare il loro rapporto scoprendo però che le loro vite ormai sono cambiate: lei frequenta il suo professore universitario, almeno solo intellettualmente come sostiene; prova a leggere giornali destroidi e, alla vista del sapone nero in bagno, Alvy le chiederà se anche quello è per la pelle o per una nuova scelta ideologica. Le battute sociali, sulla comunità, sulla realtà in cui sono calati i personaggi rendono tutta la commedia frizzante e pregna di spunti per una riflessione che va al di là della semplice risata. Un punzecchiamento continuo, ma affezionato e dolce rende, inoltre, il rapporto tra Annie e Alvy talmente particolare da far nascere nella mente del comico una sorta di recensione finale. Alvy scriverà così una commedia tratta dalla loro storia, ma con un finale un po’ più dolce rispetto a quello reale e racchiuso in una metafora. Si tratta di un paragone tanto strano quanto efficace sull’amore e le uova per spiegare che, in realtà, la possibilità di avere accanto una persona compatibile con le esigenze del singolo, ma unica nel suo essere speciale, conti molto. Irragionevoli, complicate e strane, ma al contempo importanti: queste sono le relazioni secondo Woody Allen.

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