No – I giorni dell'arcobaleno

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Arriva finalmente nelle sale cinematografiche italiane No – I giorni dell’arcobaleno, di Pablo Larraìn, vincitore nel 2012 del prestigioso Quizaine des Réalisateurs al Festival di Cannes e candidato agli Oscar 2013 come miglior film straniero. Tratto da un’opera di Antonio Skarmeta, la quarta pellicola del regista cileno racconta la storia del primo – e finora unico – dittatore rovesciato grazie ad un referendum popolare.

 No – I giorni dell’arcobaleno di Pablo Larraìn, Cile 2012, 110’

in uscita nelle sale cinematografiche il 9 maggio 2013

Soggetto: Tratto dall’opera teatrale The referendum di Antonio Skarmeta.

Sceneggiatura: Pedro Peirano.

Fotografia: Sergio Armstrong.

Scenografia: Estefania Larraìn.

Costumi: Catherne George.

Sonoro: Miguel Hormazabal.

Produzione: Fabula Film.

Produttori: Juan De Dios, Daniel Dreifuss.

Produttori esecutivi: Jeff Skoll, Jonathan King.

Distribuzione: Bolero Film.

Cast: Gael Garcìa Bernal (René Saavedra), Alfredo Castro (Luis Guzmàn), Antonia Zegerz (Verònica Carvajal), Luis Gnecco (Josè Tomàs Urrutia), Marcial Tagle (Costa), Nestor Cantilliana (Fernando Arancibia), Jamie Vadell (Sergio Fernàndez), Pascal Montero (Simòn).

Nel 1973 il generale Augusto Pinochet – con il più classico dei colpi di stato – prendeva il potere in Cile macchiandosi del sangue del presidente Salvador Allende e di tanti altri compatrioti. Nel 1988 – evento unico nella storia – la dittatura militare che si era instaurata veniva rovesciata da un referendum popolare, senza versare una sola goccia di sangue.  Una vera e propria rivincita per la democrazia, in uno dei suoi momenti più alti della sua storia da quando gli antichi greci ne coniarono l’idea fondendo il termine δῆμος (démos = popolo) a quello di κράτος (cràtos = potere).

Rileggendo con la macchina da presa una pièce teatrale di Antonio Skarmeta, Pablo Larraìn racconta come i cileni espressero il loro «NO» alla dittatura. Il referendum popolare, praticamente imposto a Pinochet dalle pressioni internazionali, chiamava il popolo a decidere – con il «SI» – se il generale dovesse rimanere in carica come capo del governo per altri otto anni, oppure – con il «NO» – indire nuovamente libere elezioni nel paese. L’esito della consultazione sembrava essere già scritto e segnato da brogli e violenze. Gli stessi promotori del NO speravano tuttalpiù in un’affermazione puramente simbolica dal punto di vista numerico, tanto per dimostrare una crepa nel potere del dittatore. Molti consideravano la stessa idea di rovesciare pacificamente la dittatura una mancanza di rispetto alle vittime di quegli anni sanguinari. No – I giorni dell’arcobaleno racconta la storia di René Saavedra, giovane pubblicitario che divenne artefice della vittoria del «NO» ideando un’ingegnosa campagna elettorale che fuggiva dai toni della politica per rifarsi direttamente a quelli del marketing. Unificando i colori di tutti i partiti nell’immagine dell’arcobaleno. Anteponendo il concetto di felicità a quello di rivoluzione.

Reduce dal successo di Cannes e da una candidatura agli Oscar, la pellicola va a chiudere un’ideale trilogia con Post Mortem e Tony Manero, le altre due pellicole del regista che raccontano il Cile durante gli anni del governo di Pinochet. Il primo racconta l’origine della dittatura, il secondo la dittatura al culmine del suo potere e l’ultimo la dittatura al momento della sua deflagrante disgregazione. Riguardo alla parabola narrativa dei suoi film il regista ha affermato che: «Forse tra qualche tempo rappresenteranno uno sguardo su un periodo pieno di labirinti bui e tristi, caratterizzato da una felicità impacciata e spesso forzata».

No si rivela però un film molto diverso dai precedenti. Larraìn costringe lo spettatore ad un vero e proprio balzo nel tempo, grazie soprattutto all’utilizzo di macchine da presa degli anni 80’. La scelta dell’analogico assieme all’integrazione perfettamente mascherata – quasi impossibile da individuare una volta risucchiati dalla storia del film –, e l’utilizzo totale e ossessivo della macchina a mano, riesce a far sembrare il film come una sorta di documento in presa diretta, forse facendo perdere spettacolarità alla pellicola e ai personaggi, ma regalando un documento di eccezionale realismo e intensità. Larraìn intreccia cinema, storia e politica con il cinismo di chi conosce la sofferenza e ne fa generare forza invece che pianto.

 

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Autore

Nicola Salerno

Sceneggiatore e regista. Ha frequentato il Master in Drammaturgia & Sceneggiatura presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico e si è laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi su INGLORIOUS BASTERDS di Quentin Tarantino.

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