Mad in Italy

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Al cinema Detour è stato trasmesso Mad in Italy: primo lungometraggio del regista Paolo Fazzini, autore di numerosi documentari sul genere horror e regista di un episodio del film collettivo P.O.E. – Poetry of eerie. Il film è stato girato quasi interamente nelle Marche, è stato presentato con successo al Fantafestival di Roma e sarà distribuito anche in America.

Mad in Italy, di Paolo Fazzini, Ita 2012, 95′

Sceneggiatura: Paolo Fazzini

Montaggio: Gianluca Paoletti

Fotografia: Mirco Sgarzi

Casa di produzione: E2=G Production

Produttore esecutivo: Paolo Fazzini

Costumi: Rachele Tombini

Musiche: Mario Salvucci

Interpreti: Eleonora Bolla, Giovanni Maria Buzzatti, Andrea De Bruyn, Philippe Guastella, Rodolfo Medina, Paolo Sciamanna, Gianluca Testa, Maurizio Vannicola.

 

Il ruolo di un film horror è spesso quello di catalizzare le paure socialmente condivise e restituirle in immagini capaci di inquietarci nel profondo, proprio perché adatte a risvegliare i timori che si nascondono nei recessi della nostra mente e a cui non vogliamo dare autonomamente un volto. Il regista di Mad in Italy ha tentato di percorrere proprio questa strada e ha voluto presentarci in modo differente e critico le attualissime tematiche della crisi economica, del precariato, della corruzione pubblica e dell’emarginazione sociale. Per lo scopo Fazzini si è servito di episodi tratti direttamente dalla cronaca italiana recente e ha usato come teatro privilegiato della rappresentazione la mente malata di un trentenne disoccupato che vive tra le colline del centro Italia: Davide.

Segnato da traumi famigliari, scosso dai soprusi di un padre-padrone, rimasto senza lavoro e abbandonato da una società che lo ritiene utile solo come strumento per illeciti traffici, Davide sviluppa una nevrosi allucinatoria che si consuma soprattutto nella sua dimora. La casa diviene quindi il corrispettivo fisico del suo isolamento e della sua condizione psicologica; in essa il contatto privilegiato con la realtà esterna è affidato alle immagini trasmesse dalla televisione, che diventano quindi per noi preoccupanti e grottesche. I luoghi sono fondamentali in questo film: i paesaggi rurali esterni e le sensazioni suscitate da essi vengono nettamente contrapposti ai torbidi ambienti interni, in cui gli oggetti vengono spogliati della loro famigliarità acquistando ai nostri occhi una nudità angosciante, perché  sono aperti ad una nuova ed infinita potenzialità di utilizzo destabilizzandoci.

Davide vive in un microcosmo frammentario e deviato; le sue esperienze si sono trasformate in immagini mentali aggressive e nocive, che si nutrono di lui e tentano di annientarlo. Non riuscendo a sconfiggere i mostri che lo perseguitano, egli sceglie allora di provare a soffocarli impossessandosi dei corpi di altre persone,ovvero seviziando nella propria casa la figlia di un imprenditore locale e vendicandosi di chi gli aveva fatto un colloquio di lavoro senza assumerlo. L’impotenza e il senso di precarietà difronte a se stesso e alle condizioni esteriori che decidono della sua vita – provati almeno una volta nella vita da tutti noi e caratterizzanti soprattutto l’attuale periodo di incertezza economica – trovano quindi in lui come unica strada liberatoria il controllo dell’altrui destino.

Il taglio del film è particolare perché presenta lo sviluppo narrativo tipico del thriller, ma possiede anche elementi inconfondibilmente horror: la camera a mano, i primi piani, le inquadrature stringenti sui dettagli che rendono oscure e confusionarie le scene di tensione, il punto di vista narrativo che fa dello spettatore un impotente partecipante, le sequenze rapide e sfocate di immagini non reali, gli elementi vagamente splatter,  le musiche atte a sottolineare i momenti di tensione. Il particolare connubio di questi tratti concorre a trasformare dei fatti presi dalla cronaca, o riconducibili ad essa, in uno spaccato preoccupante e spaventoso sul particolare momento economico-politico che stiamo vivendo e sulle imprevedibili reazioni della mente umana.

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Autore

Costanza Melchiorre

1 commento

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    Recensione illuminante e fortemente interpretativa della realtà socio-economica,complimenti per la chiave di lettura della pellicola

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