L’OSPITALITA' INFINITA

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Jacques Derrida, in un intervista con Jean – Luc Nancy, confessa il suo pensiero filosofico riguardo la questione del soggetto e del sacrificio.

     Nel testo ritroviamo in particolare la decostruzione del soggetto e della sovranità e il legame che questi concetti hanno con l’animalità e il sacrificio. Anche in questa intervista il filosofo compie un’ampia panoramica sul pensiero di vari autori in cui tali categorie sono ancora centrali o soltanto soggiacenti e offuscate. Come si è detto, l’animalità e la sovranità sono fra i temi principali della riflessione derridiana, tanto che l’autore non mancherà di tornare radicalmente su di essi.

In particolare, Derrida si focalizza sul possibile confronto fra il paradigma del soggetto umano e quello del soggetto animale/animato, cercando di rivelarne identità e differenze. L’uomo è un animale incompleto, la sua mancanza non si risolve tramite un percorso progressivo che termina in un compimento di sé, bensì questa insufficienza è strutturale e persistente. L’uomo è un animale carente di sé. La sua mancanza è il vero punto in questione nella definizione stessa dell’uomo, come dimostra l’esperienza stessa del pudore. L’esempio è proprio quello della nudità in cui l’uomo si avverte come mancante a se stesso.

Derrida, attraverso la comparazione dell’uomo all’animale, analizza le esperienze della nudità e della mancanza del soggetto umano, nel tentativo di far luce sulla fragilità umana immersa nella finitezza e destinata alla morte. L’opera decostruzionista di Derrida mira a svelare quanto l’atteggiamento storico della filosofia, che ha costantemente affermato e teorizzato la superiorità dell’uomo sull’animale, non abbia avuto altro fine se non quello di nascondere la fragilità strutturale del soggetto umano.

Nel dialogo con Nancy, l’autore riprende tutti questi temi cercando di fare un passo ulteriore nella propria riflessione. Il superamento si compie con il concetto di carno-fallologocentrismo che definisce la struttura del soggetto. Il fallologocentrismo è uno delle diverse parole chiave della decostruzione di Derrida; la novità riscontrabile in questo testo è nel suffisso che indica la voracità carnivora. Essenziale per la comprensione strutturale del soggetto diviene il fenomeno del mangiare; un soggetto, infatti, non può non introiettare, esso, in un modo o in un altro, deve mangiare. Se sia un pasto simbolico o reale non importa. Ciò è chiaro già dal titolo: il faut bien manger, che si può tradurre “E-(b)bene si deve mangiare”, che significa tanto “bisogna mangiare necessariamente” quanto “bisogna mangiare bene”. Il doppio senso rinvia al fondamento etico che l’autore vuole mettere in risalto: l’ospitalità dell’altro. Bisogna ben mangiare è una massima il cui significato ci indirizza all’altro ancora a venire. In fondo non si mangia mai da soli, né esiste un solo modo di mangiare. Il mangiare rivela uno dei fini del decostruzionismo derridiano: la dimostrazione dell’eterogenesi dell’identità, che non può fare a meno di essere aperto all’altro, di assumerlo… L’impossibilità di evitare il mangiare e la modalità attraverso cui l’altro chiede di essere mangiato, di essere ospitato, ospite infinito.

 

<<IL FAUT BIEN MANGER>> O IL CALCOLO DEL SOGGETTO

Autore, Jacques Derrida

Titolo, “Il faut bien manger”. O il calcolo del soggetto.

Casa editrice, Mimesis collana MINIMA/VOLTI, 2011, Milano – Udine. Pp. 48.

 

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Autore

Rosario Rispoli

Mi sono laureato in Filosofia all’università la Sapienza di Roma, attualmente sono dottorando presso l’università Cà Foscari di Venezia. Oltre che al pensiero di Feuerbach, Marx e della filosofia classica in generale, negli ultimi anni ho seguito con forte interesse il dibattito filosofico contemporaneo. Appassionato di politica e di temi sociali, amo intraprendere lunghe discussioni. Email: ros.rispoli@gmail.com

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