La vita di Adele

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Articolo di: Valeria Beggiato

La vita di Adele di Abdellatif Kechiche è il vincitore del Festival di Cannes 2013. La Palma d’Oro è stata assegnata, oltre che al regista, anche alle due attrici protagoniste Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux per la straordinaria interpretazione.

La vita di Adele, Fra 2013, 179 minuti

Distribuzione: Lucky Red

Produzione: Wild Bunch, Vertigo Films, Scope Pictures

Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche, Ghalia Lacroix

Fotografia: Sofian El Fani

Scenografie: Julia Lemaire

Montaggio: Camille Toubkis, Albertine Lastera, Jean-Marie Lengelle, Ghalya Lacroix

Una bellissima storia d’amore e di crescita, tratta dal graphic novel francese Il blu è un colore caldo di Julie Maroh.

Adele ha diciassette anni, va a scuola, ama leggere, esce con gli amici e frequenta Thomas, un ragazzo carino di un anno più grande. Tutto è come dovrebbe essere, ma dentro di sé Adele sente un vuoto, qualcosa che manca.

Quel qualcosa prende forma all’improvviso, quando incrocia per la strada lo sguardo di Emma, una ragazza dai capelli blu: un colpo di fulmine che porterà ad una storia d’amore travolgente e straziante.

Il film è diviso in due parti: nella prima vediamo Adele adolescente che non trova soddisfazione nel rapporto con Thomas e, dopo l’incontro con Emma, deve fare i conti con la scoperta della propria sessualità, i pregiudizi dei compagni e le emozioni forti del primo amore.

Quasi senza accorgercene, veniamo trasportati nella seconda parte, mesi ed anni più avanti, nella convivenza di Emma e Adele . Emma proviene dalla borghesia intellettuale agiata, è un’artista ed è ben determinata a fare carriera in questo campo; Adele, di famiglia più modesta, è contenta del suo lavoro di maestra e felice di avere Emma al suo fianco. Ma presto la differenza dei due universi inizia a far sentire il suo peso nella relazione, portandola alla rovina. Adele ne uscirà distrutta, ma consapevole di se stessa come persona, indipendente e ormai adulta.

Tre ore di durata che non pesano affatto sullo spettatore, il quale si ritrova ad assistere non ad un film, ma alla vita vera e propria.

La colonna sonora è quasi assente e quando c’è è diegetica; il film è composto da sequenze lunghissime, dove a contare non sono tanto i fatti, quanto i dettagli, le emozioni, le espressioni involontarie riprese in diretta dalla telecamera, puntata sempre vicinissima ai volti e ai corpi di Emma e soprattutto di Adele, emotiva, vorace, carnale.

A destare la curiosità del pubblico – e talvolta l’imbarazzo in sala – , sono state le scene di sesso molto lunghe e assolutamente realistiche. Queste sono lontane dall’essere pornografiche o morbose ed anzi risultano funzionali e necessarie a comprendere il legame fisico essenziale nel rapporto tra le due protagoniste.

La Vita di Adele non è un film a tematica specificamente omosessuale: è una storia di formazione, il passaggio dall’adolescenza alla maturità, attraverso un amore che potrebbe anche essere quello di chiunque, ma che commuove per l’intensità e la verità con cui viene narrato.

La totale immedesimazione delle attrici nei loro personaggi e il realismo impressionante di Abdellatif Kechiche colpiscono profondamente, coinvolgono lo spettatore nella storia, suscitano un’empatia tale che nella scena finale, quando Adele scompare in un vicolo, verrebbe voglia di seguirla per sapere come continuerà la sua storia.

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Redazione

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