LA STORIA IN VERSIONE ORIGINALE: LUX IN ARCANA

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In realtà di luce ce n’è poca, pochissima. Troppa luce non darebbe la giusta enfasi al viaggio che stiamo per intraprendere. E – soprattutto – danneggerebbe i documenti. I 100 preziosissimi documenti, che per la prima volta dopo quattro secoli dalla fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano, varcano i confini della loro Sede, per approdare nelle splendide sale dei Musei Capitolini.

Leggendo – o meglio ammirando – gli atti e le bolle, capiamo davvero il senso della formula Urbi et Orbi. Tutti gli eventi storici testimoniati in queste carte hanno un legame profondo con la città dei Papi, e nello stesso tempo, coinvolgono il mondo intero. Che si tratti dell’ Unam Sanctam di Bonifacio VIII – in cui si afferma l’unicità della Chiesa cattolica fondata da Cristo – ,  dell’ Editto di Worms, o della riforma del calendario ad opera di Gregorio XIII, le decisioni “Romane” hanno scritto la storia tutta.

Una storia fatta di codici  e  pergamene, di sigilli e fregi. E di lettere, incise sulla seta, o addirittura, sulle cortecce di betulla, dalle quali scopriamo che l’imperatrice cinese Wang scelse Elena come nome dopo la conversione al cristianesimo, e che gli indiani chiamavano il Papa “Gran maestro della preghiera”.

Una storia fatta di libri, che pesano 67 kg, sono formati da 1057 fogli e hanno due piatti di legno come copertina. E raccolgono l’eredità della famiglia Borghese. Storia fatta di simboli e  scritture bollatiche, di diplomi e riconoscimenti; di lingue, non solo di latino: ci sono documenti in greco, cinese,  russo,  quechua, perfino in volgare.

Una storia, tuttavia, che racconta processi macchiati di sangue: è il caso dell’ “heretico impenitente” Giordano Bruno, bruciato vivo il 17 febbraio del 1600 in piazza Campo de’ Fiori. Condanne di eresia, risolte in un’abiura pubblica delle proprie opinioni e in una serie di “penitentiae salutari”, come per Galilei. O arresti, che sfociano in un’assoluzione sacramentale, con conseguente reintegro nella comunione cristiana, se  si tratta dei Templari di Francia.

Una storia di Concordati, che regolano i rapporti tra Chiesa e Stato. Quello del 1801 tra la Repubblica francese e la Santa Sede, ristabilisce, per volontà di Napoleone, l’esistenza legale della Chiesa cattolica, dopo il tormentato periodo rivoluzionario, riconoscendo la religione cattolica come culto preminente, ma non come religione di stato. I Patti Lateranensi, invece, stabiliscono nel 1929, la sovranità della Santa Sede- con la relativa creazione dello Stato della Città del Vaticano- e regolano la situazione religiosa in Italia.

In questo mare magnum non mancano le suppliche, che assumono a seconda delle circostanze, diverse facce. Un aspetto particolarmente minaccioso ha quella rivolta da Enrico VIII a Clemente VII: il Re, impaziente di ottenere l’annullamento del suo primo matrimonio, redige una lettera di sollecito per il Papa, dai toni tutt’altro che morbidi, nella quale allude non troppo velatamente, alle conseguenze che avrebbe comportato una sentenza negativa. In allegato, ben 83 sigilli, che corrispondono ad altrettanti sottoscrittori. Altre richieste, di certo meno pretenziose, vengono dagli artisti, come quelle di Michelangelo e Bernini  – padre- , che  chiedono rispettivamente denaro per pagare le maestranze della Fabbrica di S. Pietro, e di trasportare due blocchi di marmo, necessari  alla costruzione di due statue, a Roma.  Mossa, invece, direttamente dalla Curia, è la supplica a Celestino V, l’eremita Pietro del Morrone: si invita con enfasi il neoeletto pontefice, a superare le paure e  le  perplessità espresse di fronte alla nomina papale.

A guidarci nella scoperta, è l’emozione di avere davanti agli occhi gli originali della storia. E anche gli originali dei falsi; spicca nella sua genialità il documento che contiene la legittimazione storica del potere temporale della Chiesa: la falsa donazione di Costantino.

LUX IN ARCANA – L’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO SI RIVELA

1 marzo – 9 settembre 2012, Musei Capitolini

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