John dies at the end

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Dopo un esordio tutto virtuale, John dies at the end arriva nella sala del cineclub Detour riportando sugli schermi Don Coscarelli, autore di folli cult undeground tra cui Phantasm e Bubba Ho-Tep.

John dies at the end, di Don Coscarelli, Usa 2012 99′

Sceneggiatura: Don Coscarelli

Soggetto: David Wong

Montaggio: Don Coscarelli, Donald Mine

Fotografia: Mike Gioulakis

Musiche: Brian Tyler

Produzione: Don Coscarelli,Brad Baruh,Andy Meyers,Roman Perez,Aaron Godfred,Josh Lewin

Interpreti: Chase Williamson (Dave), Rob Mayes (John), Paul Giamatti (Arnie), Clancy Brown (Dr. Albert Marconi), Glynn Turman (Detective Lawrence Appleton), Doug Jones (Roger North), Daniel Roebuck (Largeman)

John dies at the end nasce, cresce e prolifera sul web seguendo tutti i crismi di una moderna produzione 2.0. Comincia come web series scritta da David Wong con un discreto successo sancito da 70000 letture della versione on-line. Dopodiché appare in libreria con una stampa vera e proprio e infine arriva nelle mani del regista Don Coscarelli per finire proiettato prima come anteprima sui servizi di video-on-demand e solo in seguito nelle sale cinematografiche.

Dentro un surreale ristorante cinese Dave racconta allo scettico Arnie la sua esperienza con la droga soy sauce. Sostanza nera senziente capace di dotare chi l’assume di poteri paranormali dandogli la possibilità di vedere altre dimensioni abitate da creature orripilanti dove il tempo e lo spazio funzionano diversamente. Il racconto sin da subito assume un tono grottesco e volutamente sopra le righe in un crescendo incapace di dare il giusto spessore a ogni idea inserita, ma comunque attento a mantenere una propria coerenza narrativa. Nonostante i moderni natali John dies at the end è un ricettacolo di influenze pulp e horror da b-movie inserite in un contesto tremendamente eighties. Ogni macro-sequenza del film sembra volersi riferire in modo parodistico all’immaginario filmico degli anni passati. L’apparizione del meat-monster sembra uscita di peso da un cortometraggio di Svankmajer – anche se l’idea originale sembra fare il verso a una famosa scena del fumetto Preacher – così come la scena del container dove Dave guarda se stesso dentro un vecchio televisore sembra un po’ fare il verso al famoso incipit di Fuoco Cammina Con Me. In generale tutto il film sembra gridare il nome di Sam Raimi tanto quanto il romanzo gridava quello di Joe Lansdale.

Capita spesso di fronte a genere inflazionati come l’horror di guardare un film fantasticando su improbabili twist e commistioni più o meno fantasiose. John Dies at the end fa proprio questo coinvolgendo lo spettatore, sin dal provocatorio titolo, a giocare con un gigantesco what if. Ogni momento della sceneggiatura tenta di sorprendere inserendosi in contesti sempre più irreali, cercando tuttavia sempre di mantenere coerente tutto l’impianto narrativo. Grazie all’escamotage della soy sauce Coscarelli mette in scena tutto l’immaginario classico non facendosi mancare praticamente nulla. Mostri tentacolari di matrice Lovecraftiana, micro insetti parassiti che clonano le loro vittime, vermi alieni di deviazione cronenberghiana e ragni assassini sono solo alcuni degli improbabili personaggi che imperversano nel mondo, o nei mondi, visti da Dave.

Il problema di così tanta carne al fuoco è che molto spesso la cottura non risulta uniforme per ogni pietanza. Dopo un prologo intelligente che introduce le varie situazioni in maniera decisamente creativa e ritmata Coscarelli sembra non riuscire a svincolarsi del tutto dall’abbraccio appiccicoso del trash-movie finendo con esasperare alcune parti, sopratutto quella finale, con una serie di scelte che mostrano il fianco ad una realizzazione troppo approssimativa. Certo tutto è fatto volutamente ad arte, anzi contro ogni forma d’arte, nel sembrare niente più che l’ennesima raccolta di pattume da consumare in home-video. La differenza fra John dies at the end e un qualsiasi film della Troma sta nell’intelligenza e nella passione con cui Coscarelli rielabora e traspone le etichette classiche senza cadere nel vacuo anacronismo. Poco importa insomma se John muore alla fine – ma questo vi lasciamo il gusto di scoprirlo – perché l’horror, anche quello rigettato in piena regola da un decennio che lo ha lasciato vecchio e decrepito ad ammuffire sugli scaffali di qualche videoteca, continua ancora a godere di ottima salute.

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Webmaster - Redattore Cinema

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