HESHER E' STATO QUI!

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Regia: Spencer Susser

Soggetto: Brian Charles Frank

Sceneggiatura: Spencer Susser, David Michod

Direttore della fotografia: Morgan Pierre Susser

Scenografia: Laura Fox

Costumi: April Napier

Montaggio: Michael Mccusker A.C.E.

Cast: Joseph Gordon-Levitt, Devin Brochu, Rainn Wilson, Natalie Portman, Piper Laurie, John Carrol Lynch, Brendan Hill, Paul Bates, Frank Collison

Produzione: Lucy Cooper, Matthew Weaver, Scott Prisand, Natalie Portman, Spencer Susser, Johnny Lin, Win Sheridan

Durata: 100’

Si ride e si piange nel fim di Spencer Susser, è una passeggiata sul filo del rasoio tra una comicità a tratti quasi volgare, ma mai eccessiva, e una dolorosa malinconia.

“Non lo so”. Tormentone della nonna, che riaffiora spesso sulle labbra del giovane TJ o di Hesher, è la frase che lega il film, come ad avvisare gli spettatori che non è sempre possibile rintracciare una risposta per ciò che accade nella vita. La trama è semplice: TJ è un ragazzino che si sta affacciando al mondo dell’adolescenza e, improvvisamente, deve affrontare il lutto per la morte della madre. Suo padre è assente, assorbito dal dolore e dagli psicofarmaci, e la nonna, nonostante sia al contrario molto presente e amorevole, sembra non essere sufficiente a lenire il loro dolore.

E poi c’è Hesher. Hesher, interpretato da un incredibile Joseph Gordon-Levitt, entra per puro caso nella dinamica familiare di TJ ed è l’unico a riuscire a smuovere la staticità in cui si era calata la vita di ognuno. Non è un metallaro, non è un punk, non è un folle… forse è un po’ un anarchico, ma ciò che risulta evidente è l’impossibilità di definire fino in fondo questo personaggio. A tratti sembra un moderno profeta e del resto l’immagine di lui in mutande a bere birra davanti alla televisione non può che far ritornare alla mente John Travolta nei panni di Michael, l’angelo “sfrattato” dal Regno Celeste. Hesher sfugge alle regole e alla comprensione, rovescia i canoni di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato mostrandosi, solo a tratti, nella sua reale debolezza quando si rapporta con la nonna di TJ. Ogni parola che dice è ambigua e sembra voler far capire che nulla è come sembra. Hesher probabilmente non se ne accorge nemmeno, ma parla quasi sempre per metafore. Quando racconta del suo serpente, di una sua esperienza con quattro donne, o di una sua “perdita” sta, in realtà, spronando chi lo ascolta a combattere contro ogni difficoltà. E così fa con il piccolo TJ: lo lascia da solo a scontrarsi con i suoi nemici, ma quando reputa sia giusto lo aiuta, anche se in un modo tutto suo e sempre poco legale. Lo aiuta anche con Nicole – Natalie Portman – l’unica donna, oltre alla nonna, che smuove l’animo del ragazzino e gli suscita nuovamente qualche sentimento che sia esso di rabbia o di tenerezza.

Ci sono molti silenzi nel film, rotti quasi sempre da un piatto che si frantuma o da un urlo. È in quei momenti che ci si aspetta che Hesher si comporti da “eroe” nella forma canonica cui la cinematografia ci ha abituato, invece non succede. Lui rimane impassibile davanti alle litigate fra padre e figlio, non si intromette quando TJ viene picchiato, e raccoglie solo i cocci di un piatto da terra, più per ringraziare e sostenere la nonna che non per gli altri due uomini di casa. Proprio con questa anziana signora Hesher lega in modo particolare: forse perché la nonna non chiede nulla né tanto meno pretende, abituata alle misere attenzioni che riceve dai familiari, o forse perché l’assenza di una figura femminile stabile nella vita non riguarda solo TJ, ma anche lo stesso Hesher.

Il piccolo TJ, dal canto suo, è sballottato. Non sa come reagire alla morte della madre e l’unica cosa che riesce a farlo piangere, esternando così il suo dolore, è l’auto in cui è avvenuto l’incidente. Vorrebbe ricomprarla, tenerla per sempre sul vialetto di casa e il suo attaccamento così morboso arriva all’estremo quando passa la notte sul sedile posteriore della macchina dallo sfasciacarrozze rischiando poi la morte la mattina successiva. Hesher ancora una volta è silenziosamente presente e, anche se TJ pensa che nessuno sappia di questo suo attaccamento per l’auto della madre, riuscirà a fare una sorta di regalo di addio tanto insolito quanto coinvolgente.

Spencer Susser ha così realizzato un film d’esordio conturbante: dal fascino dark del protagonista, passando per la tenerezza della nonna e di TJ, alla delicata passione di Natalie; gli ingredienti per un film ben riuscito ci sono tutti. Si tratta di una pellicola indipendente nella produzione e questa autonomia si ritrova anche nella sceneggiatura che fa riflettere e vedere il mondo e i suoi accadimenti attraverso un punto di vista nuovo e non convenzionale.


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