G. C. Wolfe | Qualcosa di buono

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Qualcosa di buono, USA 2014, 93′ 
Regia: George C. Wolfe
Sceneggiatura: Jordan Roberts e Shana Feste
Prodotto: Daryl Prince Productions, 2S Films, DiNovi Pictures
Distribuito: Koch Media 
@dal 27 Agosto nelle sale italiane

Il tema della disabilità e del sociale ha sempre avuto un ascendente assai carismatico nei confronti della settima arte. Ciò che si cerca di fare oggi, con le ultime pellicole a tematica sociale, è rivoluzionare il modo di narrare queste storie. Non è più una questione di sapere o non sapere parlarne, ma come parlarne.

Qualcosa di buono (You’re not you), opera seconda di George C. Wolfe (Come un uragano), riesce proprio in questo intento raccontando la tragedia di una malattia logorante, in questo caso la SLA, attraverso un “amore”platonico bizzarro e paradossale. Il film spiazza lo spettatore con la crudezza del tema tenendolo, però, come perennemente sospeso su una melodia.

Tratto dall’omonimo libro di Michelle Wildgen, Qualcosa di buono è la storia di una donna perfetta dell’alta società americana, Kate (Hilary Swank), pianista realizzata ed indipendente, con un matrimonio degno delle migliori favole; ma come tutte le favole, anche questa ha bisogno “di un cattivo”. La maledizione di Kate si chiama SLA, sclerosi laterale amiotrofica, e non esistono incantesimi per distruggerla. La SLA piomba sulla vita di Kate all’improvviso, tranciandola di netto in un solo anno.

Kate, rifiutando la realtà, si ritrova a combattere contro l’evidenza dei fatti, contro gli sguardi impietositi delle amiche, contro la stanchezza e l’iperprotettività del marito. La sua favola si trasforma in una prigione di cristallo all’interno della quale può muoversi solo attraverso una sedia a rotelle. Kate si perde ed il suo mondo perfetto inizia a sgretolarsi, minuto dopo minuto di solitudine.

In questo caso Qualcosa di buono ha molto con cui spartire con il precedente Still Alice, pellicola co-diretta da un regista affetto da SLA, Richard Glazter, in cui protagonista è sempre una malattia, in questo caso l’Alzheimer. E così come Alice (Julianne Moore) si perde in se stessa, costretta in un oblio in cui irriconoscibile è anche il volto di sua figlia, anche Kate si perde nell’immobilità e nella costrizione di dover osservare la poca vita che le rimane su una sedia a rotelle.

Eppure, mentre Alice riscopre la forza dei sentimenti ed il rapporto perduto con la figlia, accettando la sua condizione, Kate accetta la sua condizione e trova la forza di andare avanti, vivendo attimo dopo attimo, in un personaggio che rappresenta il suo opposto, Beck (Emmy Rossum). Beck è un uragano, pericolosa per se stessa e per gli altri, inconcludente, perennemente in bilico come un funambulo, sulla vita.

Hilary Swank (Kate) Emmy Rossum (Beck) in una scena di Qualcosa di buono

Hilary Swank (Kate) Emmy Rossum (Beck) in una scena di Qualcosa di buono

Kate e Beck si scoprono nelle piccole cose, rendendo il loro rapporto un legame di “sangue” indissolubile, ordinario ed al tempo stesso straordinario. La sicurezza di una diventa il coraggio dell’altra.

Hilary Swank è famosa per le sue interpretazione forti, basti pensare a Boy Don’t Cry di Kimberly Peirce e Million Dollar Baby di Clint Eastwood. Se l’interpretazione di Julianne Moore in Still Alice ha lasciato senza parole, quella della Swank lascerà senza respiro. Un corpo che muta, si deforma accartocciandosi su se stesso. Nei silenzi viene raccontata la malattia che trasforma una donna forte in una piccola larva, pronta a rinascere grazie alla spensieratezza e ingenuità di una ventenne scapestrata. La stessa Rossum risulta essere convincente e molto matura, sebbene il suo personaggio ricalchi leggermente troppo il celebre personaggio di Fiona nel remake americano della politicamente scorretta Shameless di Showtime.

Qualcosa di buono è una storia semplice, forse banale, ma che in sé racchiude la forza dell’amicizia, della battaglia contro la morte e della vita in ogni suo singolo istante. L’intera pellicola è intervallata da piccoli momenti briosi che smorzano il tono tragico. Sebbene l’ironia non sia gestita abilmente come il meraviglioso francese Quasi Amici di Olivier Nakache e Éric Toledano, la resa risulta essere convincente e leggera. La colonna sonora, inoltre, è perfettamente gestita. Ogni intermezzo musicale è bilanciato, inserito al posto giusto, perfettamente composto come una dalle sonate di Chopin tanto amate da Kate.

In una categoria di film che lasciano sempre l’amaro in bocca e la sensazione di vuoto, Qualcosa di buono si chiude sulle note di Beck che, finalmente, può affrontare i suoi demoni e salire su quel palco per cantare. Finalmente può vivere la vita, per se stessa e per Kate, su un ritmo grintoso ed energico che ricorda quanto importante sia vivere, fino all’ultimo.

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Autore

Gabriella Giliberti

Pugliese di nascita, romana di adozione, sogna di trasferirsi a Parigi per l'eternità. Aspirante sceneggiatrice e scrittrice. Cinefila e bookaholic incallita. Ossessionata dalla serie tv, spera di scriverne una. Vive con la penna in mano, un libro nel cassetto ed il gatto sotto al letto. Laureata alla Sapienza in Arti e Scienze dello Spettacolo, ha poi conseguito due certificazioni di Alta Formazione in Sceneggiatura, di cui una alla Roma Film Academy (ex NUCT, Cinecittà), dove ha concluso uno stage come sceneggiatrice. Scrive come autore e critico cinematografico per Lega Nerd e collabora con Cinematographe.it. Ha collaborato come redattore di cinema e serie tv con Vertigo24.

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