ARCHEOLOGIA DELL’UFFICIO

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Opus Dei costituisce un ulteriore tassello di quell’opera di decostruzione dei paradigmi della modernità che Giorgio Agamben ha inaugurato con Homo sacer. Oggetto di questo libro è la ricostruzione genealogica e la critica del concetto di ufficio, ereditato dalla tradizione medievale nella modernità sotto forma di dovere.

L’opera si apre con una serrata analisi del vocabolo liturgia, nel tentativo di scinderlo dal suo sinonimo latino officium, poiché, spiega l’autore, solo in questo modo si può comprendere il suo vero significato teologico. Nel Regno e la Gloria, Agamben aveva indagato il mistero liturgico soprattutto nel suo volgersi verso Dio, cioè nel suo aspetto oggettivo e glorioso; in questo volume, invece, la ricerca archeologica si orienta sull’aspetto che riguarda, più specificatamente, i sacerdoti, cioè i soggetti cui compete, per così dire, il «ministero liturgico». Infatti, uno dei problemi a cui la Chiesa ha dovuto rispondere fin dalla sua origine riguarda proprio questa figura: cosa succede se il sacerdote si mostra indegno? I trattati della scolastica medievale posero le basi di una distinzione fondamentale: l’azione liturgica del sacerdote è efficiente come opus Dei, anche se il sacerdote è indegno. Dunque il funzionario-sacerdote fa solo le veci di quel vero ufficiante che è la persona di Cristo; in questo modo la Chiesa inventa un paradigma di un’attività la cui efficacia non dipende dal soggetto-sacerdote che la mette in opera. Il mistero liturgico, osserva Agamben, è il mistero di questa prassi. Un gesto senza sostanza, senza reale fondamento, un atto che, sotto questa angolatura, è simile ad un comando, ossia all’esecuzione di un dovere.

Ed è proprio in questo punto che Agamben lega l’ufficio liturgico -ovvero la pratica fondamentale della religione- alla politica del Novecento, e, in particolar modo, all’ascesa in Europa, a ridosso del secondo conflitto mondiale, dei regimi totalitari. I funzionari “messi a governare” la macchina del partito non sono poi così diversi dai sacerdoti destinati ad amministrare il culto liturgico: entrambi svolgono un ufficio, ricoprono una funzione per un servizio pubblico, entrambi mettono in atto un’opera che gli viene ordinata e su cui non hanno nessuna responsabilità. Ma questo ci fa giungere ad una nuova domanda: si è responsabili se il comando che viene impartito ci ordina di uccidere? La questione fu al centro del processo Eichmann, lucidamente descritto da Hannah Arendt, e in cui la tesi difensiva del funzionario tedesco, era che nel mandare gli ebrei nelle camere a gas, Eichmann avesse solo svolto un compito impostogli dall’alto. Tuttavia,come già notato dalla stessa Arendt, proprio in questa deresponsabilizzazione del funzionario risiede il male e la sua paradossale banalità.

In conclusione, secondo Agamben, la radice dello svuotamento del funzionario e della sua responsabilità nei confronti del suo stesso agire trova la causa d’origine nello strutturarsi all’interno della tradizione teologica del paradigma dell’ufficio in cui essere e prassi -ciò che l’uomo fa e ciò che l’uomo è- entrano in una zona di indistinzione. L’essere si risolve, quindi, nel dover-essere. Dunque Agamben cerca di dimostrare che le vesti dimesse del funzionario o quelle gloriose del sacerdote hanno mutato da cima a fondo tanto le regole della filosofia quanto, soprattutto, quelle dell’etica. Inoltre, tali figure possono essere estese, oramai, a tutti i cittadini democratici degli stati liberal-democratici dell’Occidente. Oggi siamo tutti dei funzionari obbedenti a regole che ci sovrastano e ci dominano… Non ci resta che la deresponsabilità nei confronti del nostro stesso agire.

OPUS DEI

Autore, Giorgio Agamben

Casa editrice, Bollati Boringheri, 2012

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Autore

Rosario Rispoli

Mi sono laureato in Filosofia all’università la Sapienza di Roma, attualmente sono dottorando presso l’università Cà Foscari di Venezia. Oltre che al pensiero di Feuerbach, Marx e della filosofia classica in generale, negli ultimi anni ho seguito con forte interesse il dibattito filosofico contemporaneo. Appassionato di politica e di temi sociali, amo intraprendere lunghe discussioni. Email: ros.rispoli@gmail.com

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