Stefano Messina | Rumori fuori scena

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© Manuela Giusto

© Manuela Giusto

 
di Michael Frayn con la traduzione di Filippo Ottoni
regia Stefano Messina
con Viviana Toniolo, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Roberto Della Casa, Carlo Lizzani, Marco Simeoli, Claudia Crisafio, Sebastiano Colla, Elisa Di Eusanio
scene Bruno Garofalo
musiche Arturo Annecchino
produzione Attori & Tecnici
 
 16 gennaio 2016, Teatro Vittoria, Roma

 

Coinvolgente, sfrenata e inarrestabile. Il Teatro Vittoria, immerso nella splendida cornice del quartiere Testaccio di Roma, ha ospitato per il trentaduesimo anno consecutivo la commedia considerata la pietra miliare della compagnia Attori & Tecnici, Rumori fuori scena di Michael Frayn.

Riproposto nello storico adattamento italiano di Attilio Corsini, il testo e la sua messa in scena si presentano al pubblico con una carica esplosiva irrefrenabile: un turbinio di azioni e di battute taglienti stupiscono, gli appuntamenti comici dei personaggi arrivano puntuali, investendo chi guarda. È letteralmente impossibile non ridere e nella sala del teatro riecheggia l’energia sprigionata dal pubblico a conseguenza di quella degli attori, in un turbinio che quasi stordisce.

Sulla scena un gioco meta-teatrale suddiviso in tre atti: una compagnia alla sua prova generale fatta nella tarda nottata che precede la prima, il dietro le quinte del durante spettacolo dopo due mesi dal debutto, infine lo spettacolo nella sua realizzazione a conclusione della tournée. Il soggetto è curioso, ma la realizzazione – sia letteraria che scenica – lo rende geniale. La perfetta sincronia degli attori e delle loro peripezie è strutturata infatti attorno ad una complicata struttura scenografica – resa impeccabilmente da Bruno Garofalo – fatta di porte che si aprono e chiudono, lasciando lontano dagli occhi degli spettatori le complesse dinamiche di una compagnia che lavora per un lungo periodo. Il secondo atto rivela quello che tutti gli spettatori – forse – si chiedono riguardo il mestiere dell’attore: cosa accade dietro le quinte, quando si esce dal palcoscenico e si ritorna momentaneamente se stessi e non il personaggio? Lo svelamento delle azioni personali di ciascun attore rendono chiaro il loro interagire mentre calcano le tavole del palcoscenico, e la loro complessità unita alla trama dello spettacolo su cui stanno lavorando – rivelato durante il primo atto – rendono esilarante la riuscita del terzo, nel quale strampalati e straniti dalla successione delle proprie relazioni, mettono in scena un lavoro completamente diverso, un vero e proprio disastro, capace di far cadere il teatro.

© Manuela Giusto

© Manuela Giusto

Gli interpreti sono gli stessi da anni e sono incredibilmente bravi, soprattutto perché tutta la struttura si regge sui loro appuntamenti, rispettati con millimetrica precisione, in una dinamica che non fa perdere neanche un colpo a questa complessa macchina scenica. Ogni personaggio nel suo sdoppiamento è preciso e concreto. Il successo riscosso dagli applausi è l’omaggio che il pubblico fa a questa compagnia in cambio del regalo ricevuto per la durata del lavoro. E pensare che lo stesso Corsini aveva detto: <<Non funzionerà mai qui da noi, è humour inglese.>>

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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