Era tempo.

0

Era tempo.

Era tanto tempo che non andavo ad un concerto così.

Che poi non è proprio un concerto, è proprio uno spettacolo, con la SP maiuscola.

Emanuele Colandrea,

già Cappello a Cilindro, già Eva Mon Amour, ma sempre e comunque Emanuele Colandrea, uno di quei cantautori che una volta ascoltati non dimentichi mai più.

Mi continuo a domandare perché mai non sia lui a suonare all’Arena di Verona, all’Atlantico live, al Palalottomatica, invece che qualcun altro, invece che “qualcun altri”.

Ma non parliamo di questo, parliamo di altro, che è di ben altro che si tratta.

Venerdì 25 gennaio, cioè venerdì scorso, al teatro Mongiovino, per la rassegna Non è mica… la ribalta!, ideata e organizzata in collaborazione con l’etichetta Non è mica Dischi, c’era Emanuele Colandrea con Un giorno di vento, lo spettacolo che porta in giro da un po’.

Sul palco ci sono alcuni strumenti, grancassa e piatti (che suona Erika), chitarra, ci sarà un violino (quello di Andrea Ruggiero)…poi c’è un lampione, una panchina, e Lucio Leoni che legge un racconto, che legge Un giorno di vento, scritto da Colandrea.

Un giorno di vento è una storia bellissima,

dolce, che parla di segreti, di sogni, di ricordi, della vita che prende vita sulle scale di un palazzo, di una mansarda che non ce la fa a contenere tutto, parla d’amore, parla del tempo, di destino, <<perché il destino, si sa, va sempre a tempo>>.

E poi succede che mentre Leoni legge, mentre si ferma per prendere fiato, Emanuele fa prendere vita ai personaggi attraverso la musica, attraverso le sue parole, altre diverse dal racconto, ma comunque facenti parte di esso.

È così importante questo passaggio che…all’improvviso ci si ritrova a salirle quelle scale del palazzo, a sterzare di corsa lungo i corrimano, a incontrare i vicini di casa, a innamorarsi delle nuvole, a entrare trafelati in quella mansarda con gli occhi gonfi di non so cosa, se lacrime, gioia, malinconie varie di ricordi e tempi andati, o che stanno per arrivare.

Eccezionale. superbo. Emozione allo stato puro.

Non saprei davvero come descriverlo.

Bisogna andare a vederlo, questo è quanto.

Dovete andare a vederlo!

Era tempo.

Era tanto tempo che non andavo ad un concerto così.

Emanuele Colandrea,

l’uomo con le rughe,

si diverte a calcolare,

ogni sera,

con le dita,

l’allegria della sua stanza,

trova qualcosa da ridire,

sul soffitto troppo basso,

secondo lui,

per imparare a volare.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Andrea Palazzi

"Il passato è presente in ogni futuro". Andrea Palazzi scrive quello che i suoi occhi osservano e quello che la sua epidermide del cuore assorbe. Nelle sue recensioni traspare la continua ricerca tra l'esatta posizione delle cose e la loro giusta dimensione. Per lui l'arte è l'interazione emotiva tra chi crea e chi osserva.

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi