Davide Strava | Sorelle

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© Silvio Ottaviano

© Silvio Ottaviano

scritto e diretto da Davide Strava
con Sarah Biacchi e Viola Graziosi
produzione N.o.S. – Nuovo Orizzonte Spettacolo
in collaborazione con Sycamore T Company

22 novembre 2015, Teatro Sala Uno, Roma

 

Una scena che ricorda le stanze dell’infanzia, quando il pavimento era luogo di giochi e di disegni, di segreti raccontati a bassa voce e di ninnoli che si trasfigurano in tesori nella memoria di chi cresce: ecco come si presenta al pubblico il suggestivo spazio del Teatro Sala Uno nel quartiere di San Giovanni in occasione dell’allestimento di Sorelle per la regia del giovane e talentuoso Davide Strava.

Due figure si appropriano dello spazio scenico con gioia e purezza. Sembrano sorelle i cui passi si trascinano ad un giocare turbinoso e vigoroso: si rincorrono, saltano, volteggiano; si raccontano storie parlando di loro stesse, con voci bambine si confidano parole difficili che fanno da eco a quei giochi d’infanzia in cui si imita un grande, si immagina di essere qualcun altro, si gioca a far teatro. Il divertimento, spesso solitario e ripetitivo, è esplosivo e la sua forza sta nell’istintività primordiale di esso. Le mani e il viso vengono pitturati, le voci si fanno violente e melliflue, i discorsi si fanno complessi e ricchi di immagini evocative. Piano piano i tasselli si collegano fra di loro e le due figure si rivelano essere gli archetipi della sorella per la letteratura antica: Antigone ed Elettra sono di fronte a noi, giocano nello spazio che le circonda portandoci nel loro mondo di infanzia rubata, ci raccontano di loro con dolcezza ed asperità, ricordando il destino crudele a cui sono obbligate per la colpa di essere sorelle. E per la tragedia greca è proprio la colpa il motore che trascina verso il caos e poi l’oblio, che in nessun caso potrà piegarsi a favore di coloro che, seppur seguendo il cuore e la propria morale, dovranno subirne le conseguenze. Ma Antigone ed Elettra sono lì, rappresentate in un momento di ingenuità e letizia, dolcemente inconsapevoli del futuro. Vive, umane, fragili. Anime bianche e innocenti, forti dell’amore incondizionato e protettivo nei confronti del fratello. Un amore che è una condanna certa.

Il lavoro – già presentato il 20 agosto scorso presso il Tempio Dorico di Segesta – è profondamente ambizioso nella sua complessità – soprattutto di testo –, ma l’obiettivo è raggiunto ampiamente grazie alla perizia e bravura di Strava e la sensibilità delle due attrici in scena, Sarah Biacchi e Viola Graziosi. Fondere fra loro due tradizioni letterarie quali quelle della dolce vendicatrice Elettra – interpretata da Viola Graziosi – e della ribelle e folle Antigone – Sarah Bacchi – non è lavoro da poco, ma le parole scelte da Davide Strava sono pesate e si fondono fra loro, creando una tessitura armoniosa e per nulla forzata, che restituisce la carne e l’anima delle due eroine tragiche. A questa complessità di testo le due interpreti rispondono magistralmente, rendendo veritiero e attuale il mito, che potrebbe risultare desueto ed antiquato. Amore, vendetta, vergogna, desiderio ci sono riportati dalla forza espressiva delle attrici e permette di riconoscere in loro la dolcezza, la semplicità, la lucida follia di una donna capace di tutto per preservare il proprio amore fraterno. È sorprendente come la connessione che si stabilisce fra le due conceda loro di creare un legame di sangue privato, proprio delle donne che condividono sventure, desideri e illusioni. Lo spettacolo è accattivante e appassionante, la trama che tesse è affascinante come lo è il lavoro delle due attrici in scena. La regia è silenziosa ma se ne percepisce la precisione paziente, necessaria per un lavoro di questo valore.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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