Romaeuropa Festival 2013: Muta Imago, Pictures from Gihan

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Dal 13 al 17 Novembre il RomaEuropa Festival presenta al Teatro Quarticciolo di Roma il gruppo di ricerca Muta Imago con la prima nazionale di “Pictures from Gihan”. Uno spaccato quanto mai attuale della rivoluzione egiziana.

Pictures from Gihan
ideazione Chiara Caimmi, Riccardo Fazi, Claudia Sorace
regia Claudia Sorace
drammaturgia / suono Riccardo Fazi
direzione tecnica Maria Elena Fusacchia
elaborazione video Luca Brinchi Maria Elena Fusacchia
performance Claudia Sorace, Riccardo Fazi
consulenza alla drammaturgia Giuseppe Acconcia
consulenza alla rumoristica Edmondo Gintili
vestiti Fiamma Benvignati
foto di scena Stefano Augeri
organizzazione Manuela Macaluso
grazie a Glen Blackhall per le domande che ci ha fatto, Lukas Wildpanner per i consigli fonici e Tony Clifton Circus per i loro microfoni
produzione Muta Imago
coproduzione Romaeuropa Festival 2013
residenze The Orchard Project – New York; Kollatino Underground – Roma; Teatro Biblioteca Quarticciolo – Roma; Teatro di Roma, Inteatro – Polverigi
uno spettacolo nato all’interno del progetto Wake Up! del Teatro di Roma
16 Novembre 2013 – Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma
Vai al sito del Festival RomaEuropa

Vai al sito dei Muta Imago

E’ partito con la volontà di narrare della rivoluzione egiziana del 2011 e si è ritrovato in fase realizzativa a dover aggiornare, anche non poco tragicamente, il processo creativo della performance. Infatti il nuovissimo lavoro dei Muta Imago, presentato in prima nazionale all’interno del Festival RomaEuropa, ha iniziato il suo percorso recuperando e componendo le tracce virtuali che la blogger egiziana Gihan stava lasciando su internet al tempo della Rivoluzione del 2011. Ma la primavera araba si è trasformata in estate di fuoco e nel giugno scorso, esattamente il 30 giugno, è scoppiata di nuovo la rivoluzione.

Subito dalle stesse parole fuori campo della blogger/attivista si capisce come in realtà il fuoco della rivoluzione non si fosse mai spento e che quella del 2013 non fosse altro che un riaccendersi di focolai solo precedentemente affievoliti. I tratti di un più grande disegno che dovrebbero portare al bene più caro per chi è sotto una dittatura; la libertà.

E’ così che lo spettacolo della compagnia romana sembra subito ai nostri occhi uno spettacolo non finito, lascia questo senso di sospensione storica che altro non è che incertezza della realtà. Non c’è un lieto o tragico fine, c’è solo un divenire attuale e violento.

Ma partendo dalle origini, c’è da lodare un disegno drammaturgico e scenico d’impatto. I Muta Imago offrono agli occhi dei fruitori capitolini una messa in scena ricercata e curata fin nei minimi particolari. Gli effetti sonori, le elaborazioni video e le trovate squisitamente registiche sono intense, mai banali o melense, per quanto fosse così difficile descrivere una così cruenta situazione.

Sulla scena due performers alle loro scrivanie. Da una parte due finestre su due città, Roma e Bruxelles, afflitte solo dal traffico o dalla pioggia, dall’altra, attraverso i tweet di Gihan e i video di sottofondo, Il Cairo con le sue manifestazioni a piazza Tharir, con la gioia, la paura, la rassegnazione e la forza di chi lotta per qualcosa di veramente importante.  Due mondi, quello occidentale e quello arabo, che cercano di connettersi via internet. Due mondi così diversi e due modi così lontani di vivere la giovinezza che quasi spaventano. Gihan che si arma di casco e scende in strada quando il coprifuoco glielo permette, abituata ormai alla morte di amici e parenti, che rischia la vita pur di manifestare la sua disapprovazione contro il regime e Riccardo e Chiara che aspettano di avere notizie virtuali da lei, che vorrebbero raggiungerla ad Agosto ma che rimangono a guardare gli aerei che non potranno mai prendere a Fiumicino.

Tante domande vengono poste durante lo svolgimento della performance, alcune a Gihan, alcune forse solo a se stessi. Ed è con una domanda bruciante che finisce il tutto: “Cosa dovrebbero togliermi per scendere in piazza e fare la rivoluzione?” La risposta è scontata, la conosciamo tutti eppure certe volte non si sa veramente se la si ha ancora questa tanto agognata libertà per cui si lotta.

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Autore

Valeria Loprieno

Caporedattrice della sezione Danza e Teatro. Danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Laureata con il massimo dei voti, in Lettere con indirizzo discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma. Scrivetemi a teatro@nucleoartzine.com

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