Roma Fringe Festival | Michela Giraud, 1987

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1987 (1)

 

 

di Michela Giraud e Stefano Vigilante
regia Stefano Vigilante
con Michela Giraud
con la partecipazione di Maurizio Bousso
 
Fringe Festival, 1 Luglio 2015
Parco Adriano, Castel Sant’Angelo

 

Il Fringe Festival consente di avvicinarsi all’esperienza teatrale a prezzi piuttosto bassi in uno scenario di rara bellezza: nei giardini di Castel Sant’Angelo, tre palchi permettono la rappresentazione di nove spettacoli al giorno. Ciononostante, l’afflusso di pubblico non è stato quello delle grandi occasioni e l’organizzazione generale non è risultata delle migliori.

Il 1987 è l’anno di nascita di Michela Giraud che, con Stefano Vigilante, presenta uno spettacolo di circa quarantacinque minuti che attraverso vari riferimenti autobiografici racconta molte caratteristiche del genere umano per scherzarci, spesso amaramente. 1987 si apre con la protagonista che racconta in chiave ironica la sua vita, ovviamente a partire dal suo anno di nascita. Si inizia dai primi momenti di vita, in cui fu necessaria l’incubatrice, per proseguire con l’infanzia, i battibecchi in famiglia, l’adolescenza, i rapporti con l’altro sesso. Al di là di alcune battute simpatiche, lo spettacolo è risultato privo di particolare fantasia e si è sviluppato seguendo i solchi già più volte scavati da altri spettacoli del medesimo genere. Rilevante è stato il continuo uso di turpiloquio come scintilla in grado di accendere riso tra il pubblico. Ma l’uso smodato di termini volgari risulta comico soltanto in determinati contesti; quando è superfluo, al contrario, danneggia una performance. Controproducente è stato l’appello finale a Remo Remotti, che ha fatto del turpiloquio un modo di recitare, dandogli anche un certo spessore, il cui stile non può essere paragonato allo spettacolo in questione.

Decisamente degno di considerazione è stato il “disturbatore” Maurizio Bousso, alla sua prima esperienza teatrale, ancora evidentemente acerbo ma con ottime possibilità di emergere nel panorama artistico. Nei pochi minuti a disposizione è riuscito a farsi seguire nelle battute sulla sua pelle scura e sulle difficoltà incontrate da un romano di origini africane nel vivere in questa caotica città. Sviluppando un argomento ostico, perché più volte trattato in spettacoli comici e, quindi, a forte rischio di risultare banale, Bousso si è mosso con sapiente autoironia riuscendo a catturare l’interesse di tutti gli astanti. A lui va senza dubbio un grande incoraggiamento per il futuro.

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Autore

Roberto Compagnone

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