PRONTI, PARTENZA… SEQUESTRO!

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SEQUESTRO ALL’ITALIANA

di Michele Santeramo

con Vittorio Continelli e Michele Sinisi
scene, luci e costumi Michelangelo Campanale
regia Michele Sinisi

Dal 24 al 29 febbraio 2012

Piccolo Eliseo – Roma

All’italiana: modo di fare consistente nel non prendere sul serio nulla, neanche le tragedie, una maniera sbagliata di morire senza coscienza o giusta di sopravvivere leggermente. A voi la scelta. E allora pronti, partenza, via! Può essere l’inizio di un crimine, di un gioco, di una rispresa televisiva, di una farsa. Sarà il pubblico, alla fine, a decidere.

Il sequestro, messo in scena da Michele Sinisi, nasce da un bisogno di visibilità, da una necessità che va aldilà dell’episodio specifico. È un atto di rivendicazione portato avanti con leggerezza e incoscienza da due uomini che hanno deciso di essere protagonisti di un fatto di cronaca pur di ottenere attenzione.

Se è vero che uno spettacolo teatrale difficilmente può cogliere l’attualità, in quanto in continua evoluzione, è altrettanto vero, però, che può indagare il modo d’essere dell’uomo contemporaneo, i suoi comportamenti, i suoi vizi.

Ottavio e Adriano tengono in ostaggio una classe in una scuola per ottenere di parlare col sindaco. Che questo stia realmente accadendo o sia una farsa poco importa perché ben rappresenta un’inconsapevole schiavitù di un certo tipo di retorica sociale e mediatica.

Il disagio di avere la forza di andare avanti pur sentendosi inutili va urlato, meglio ancora se in primo piano davanti a una telecamera. Ecco perché l’elemento scenico della cornice sospesa in aria, squarcio in evidenza per una ricercata visibilità esterna, diventa essenziale. Secondo te verranno le televisioni? È là che ci giochiamo la galera o i soldi.

Scatta un cortocircuito tra realtà e finzione, determinato da un loop tutto contemporaneo, la cui rappresentazione parte dal testo con le vite bloccate, incagliate, dei suoi personaggi e arriva all’azione, alla messa in scena, con la ripetizione di gesti e di movimenti meccanici. Lo spettacolo ci regala, così, un suo linguaggio specificamente teatrale per rappresentare la contemporaneità.

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