Peter Hook | Quirinetta

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Peter Hook | Quirinetta

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artista Peter Hook

dove Quirinetta, Roma

quando 7 aprile 2017

 

A riaprire le porte del Quirinetta, uno dei locali per la musica live su suolo romano più eleganti, intriganti, dal gusto retrò che non dimentica l’orizzonte del contemporaneo, dove si rifugiano nostalgici e ascoltatori curiosi, sognatori che vagano per le strade con cuffie che riescano a portare un po’ di magia sull’asfalto, una casa in cui in cui incontrarsi e condividere del tempo all’insegna di ritmi e note trascinanti, è stato uno spettacolo, un vero e proprio evento straordinario.

Dopo poco meno di un anno è tornato a Roma, precisamente su questo palco, Peter Hook che con i suoi the Light  (Jack Bates, figlio di Hook al basso, David Potts alla chitarra, Dave Clough alle tastiere e Paul Kehoe alla batteria) ha dedicato alla sua Substance, titolo di due raccolte di singoli di entrambi i gruppi in cui Hook ha suonato il basso, i Joy Division, icona post-punk guidata dal poeta suicida Ian Curtis, e i New Order, fusione bizzarra di synth-pop e new-wave di stampo inglese, quasi tre ore di concerto.

Il live set, nutrito di masterpiece di entrambe le realtà musicali – in un certo senso le due facce della stessa medaglia -, è stato perfettamente diviso da uno spartiacque che ha reso possibile il mutamento di atmosfera: una prima parte, quella dedicata ai New Order, dalle sonorità più sintetiche ed elettroniche, votata ad un tipo di danza elettrica ed eccentrica, una zona di confort edulcorata e da toni di colore più simil-evidenziatore, fatta da ritmi perforanti  e ripetuti ma non tribali, capaci di guidare in una sorta di viaggio iridescente. Tra le molte tracce presentate in questa prima sezione di concerto, come dimenticare la sospensione del respiro al giro di note di Ceremony – in versione New Order -, la poetica Temptation, che ricordiamo cantata dalla ragazza protagonista dei sogni d’amore di Renton in Trainspotting, il trascinante inno al Blue Monday, il giorno più triste dell’anno che si rivela un’ossessione martellante e continua,  la romantica Shellshock e l’ironica Bizzare Love Triangle, che sembra quasi un gioco, passando poi alla ballabile e ispirante True Faith. Una scaletta che non delude, che forse stanca leggermente per le poche sfumature che la faccia New Order possiede.

Dopo una breve pausa, il momento atteso dalla quasi maggioranza del pubblico presente nella sala del Quirinetta, l’altra faccia della medaglia, quella scura, emotiva, forse depressa, quella che descrive un tempo passato che non passerà mai del tutto, quella parte che canta e suona della solitudine che non si accetta ma che condividiamo come esseri e che qualcuno coraggiosamente, nella storia delle arti, ha deciso di immortalare. Tocca ai Joy Division e la scaletta passa tutta d’un fiato: è una danza libera e un po’ rabbiosa, di chi forse si reprime ma che all’ascolto trova catarsi e ribellione. Vale la pena citarle tutte in ordine per permettere ai non presenti di farsi un’idea dell’onda d’urto regalata al pubblico del Quirinetta del 7 aprile 2017: No Love Lost – apertura della versione in CD di Substance-, NoveltyFrom Safety To Where…?Komakino – uno dei b-side mai apparsi su un album -, These Days e la sua trascinante linea di basso, l’arrabbiata Warsaw che va alla carica e Leaders of The Man, entrambe dall’EP di debutto dei Joy DivisionDigital e il suo fare ripetitivo e che racconta dello spaccato e della routine da cui ciascuno vuole uscire, la scura e manipolatrice Autosuggestion, la liberatoria Transmission che scatena danze solitarie,  She’s Lost Control, che con il gancio del basso di Hook trascina in un turbine emotivo, Incubation, la marcia funebre di Dead Souls, la tribale Atmosphere ed in chiusura l’intramontabile Love Will Tear Us Apart.

Il Quirinetta non delude, come location, per l’acustica e per il gusto. Hook e la sua line up non deludono – se non forse per la voce calante di Hook in alcuni momenti del concerto -, colpisce soprattutto il trasporto di quest’ultimo, attraverso gli occhi illuminati dalle luci del locale. Una serata memorabile, che ha visto coinvolti ascoltatori di età diverse emozionati nel riconoscersi in questi due generi musicali, in queste due storie che si appartengono perché l’una generata dall’altra, testimoni di un’epoca, di una moda, di un sentire.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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