Marco Bellocchio: Oreste

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Oreste di Euripide incontra Alessandro de I pugni in tasca di Marco Bellocchio in una partitura drammaturgica binaria. Da uno studio presentato la scorsa estate al festival del Teatro Antico di Veleia.

Oreste da Euripide

di Marco Bellocchio
regia: Filippo Gili
drammaturgia: Marco Bellocchio e Filippo Gili
con: Pier Giorgio Bellocchio, Massimiliano Benvenuto, Katia Gargano, Filippo Gili, Liliana Massari, Rossana Mortara, Vanessa Scalera, Gianni Schicchi
scenografia: Roberto Rabaglino
costumi: Daria Calvelli
disegno luci: Giuseppe Filipponio
fonica: Jacopo Valentini
produzione: Associazione Marco Bellocchio

dal 21 al 24 marzo 2013 – Teatro Vascello, Roma

Torna la grande ossessione di Marco BellocchioI pugni in tasca – ma, stavolta, in una drammaturgia binaria che vede da una parte Oreste, di Euripide, e dall’altra il suo Ale. L’eroe e l’antieroe. Nonostante una distanza di più di 2000 anni, le similitudini sono evidenti. Oreste e Ale si corrispondono, sono fratelli nel tempo, come definiti nelle parole del regista Filippo Gili.

Ma, allora, dov’è lo scarto, il confronto, tra mito antico e moderno?

Ale, in realtà, si comporta in modo completamente diverso da Oreste. Il suo gesto non nasce dalla rabbia, che è pur sempre una passione, ma è più freddo. Non c’è il desiderio di vendicare la morte del padre e ribellarsi alla madre ma quasi un calcolo impazzito all’interno di dinamiche casuali. Non è vendetta, quella di Ale, ma ribellione premeditata.

È all’altezza di questo doppio ruolo Piergiorgio Bellocchio, che già si era misurato con I pugni in tasca, l’anno scorso, un adattamento decisamente meno convincente di questo studio-spettacolo. Vanessa Scalera, tanto come Elettra che come Giulia twisteggiante, è, in scena, una straordinaria conferma.

Oreste da Euripide è uno spettacolo teatrale visionario. Ma non potevamo aspettarci altro da un grande maestro del cinema. Non c’è nessuna verità universale in scena, nessun mito che si ripete, solo l’uomo di oggi davanti alla propria anima.

Oreste avrà il perdono di Pallade, nessuna salvezza spetterà, invece, ad Ale, in questo nostro mondo senza dèi. Che la ribellione diventi, allora, un atto davvero necessario?

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