IRONIA E DISPERAZIONE AD UNA VOCE

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LI ROMANI IN RUSSIA

di Elia Marcelli
adattamento Marcello Teodonio
regia Alessandro Benvenuti

con  Simone Cristicchi

13 marzo – 1° aprile 2012 – Teatro della Cometa, Roma

Bravo Simone Cristicchi, poeta, attore, clown, cantore, istrione a tutto tondo. Recita, si muove, parla, annuisce, mima, si veste, trasponendo Li Romani in Russia, poema di Elia Marcelli, sotto forma di caricatura e monologo teatrale. Tutto in versi, come l’opera originale, senza pause, senza aiuto, senza la crepa di un’incertezza.

Alcuni coscritti romani degli anni ’40, dopo le campagne d’inizio guerra, anziché essere congedati, vengono rimbalzati in Russia con l’ARMIR, in quella che sarà una disfatta militare e umana di dimensioni epocali. Uomini semplici di estrazione umile, uomini qualunque, che si trascinano nelle pianure innevate dell’Est, raccondando la tragedia di un’intera generazione. Tutto ad una voce, passando di personaggio in personaggio, narrando tutta la sofferenza e il dolore di persone normali, vittime di un evento talmente grande da sembrare incomprensibile.

La retorica che diventa realismo, fame, disperazione; l’inconsapevolezza che si trasforma in presa di coscienza della fine, in un viaggio senza ritorno.

È un arco, lo spettacolo di Cristicchi: la baldanza iniziale, già disinnescata dal tipico disincanto romano, si fa sempre più autoconservazione, cinismo, cieca disperazione. L’urlo della tragedia squarcia la penombra, trasmettendo immagini decisamente reali. Senza però mai abbandonare pi binari dell’ironia e del sarcasmo, utilissimi ad alleggerire il sapore livido del tutto. Dall’estate luminosa, si degrada verso l’inverno finale, in una discesa progressiva, senza scampo. Alla fine rimane una coperta grezza sulla testa, a coprire l’orrore, prima della morte in silenzio a millanta mila miglia da casa.

Li Romani in Russia è un buon ripasso sulle bassezze della guerra che obbliga gli uomini a dividersi ed uccidere. C’è da chiedersi se, con l’intelligenza e l’ecletticità artistica di Simone Cristicchi, si sarebbe potuto adattare diversamente il soggetto, rendendolo meno dipendente da quegli eventi, che per forza di cose, sono riconducibili a contesti storici lontani e ormai chiusi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Webmaster - Redattore Cinema

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