Inventaria: La non storia del Signor A, il collezionista di paure

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Al Teatro dell’Orologio a Roma la sera del 30 maggio è andata in scena, fuori concorso, una nuova e divertente forma di teatro-canzone reinterpretata dall’attore e cabarettista italiano Alessandro Bergallo, dal titolo La non storia del Signor A, il collezionista di paure.

La non storia del Signor A, il collezionista di paure

Produzione: Il Sipario Strappato (GE)

Di: Alessandro Bergallo, Lazzaro Calcagno, Andrea Benigni

Regia: Lazzaro Calcagno

Interpretato da: Alessandro Bergallo

Collaborazione musicale: Nicola Angelucci

Quando: 30 maggio 2013

DoveFestival Inventaria – Teatro dell’Orologio, Roma

La batteria di Nicola Angelucci dà inizio allo spettacolo e lo accompagna in tutta la sua durata. Il monologo amalgama parti cantate e piccoli accenni di ballo. I post-it colorati invadono la scena sulla quale si muove il protagonista; stanno lì a ricordargli tutte le paure che porta con sé e che teme di dimenticare.

Inizialmente solo nella morte riesce a vedere la via per liberarsene ma anche nei confronti di quest’ultima nutre una particolare ripugnanza.  Si ama e si odia, crede che il pensare sia la soluzione e poi si contraddice. Nonostante ciò, tenta comunque con ironia, umorismo e un certo distacco da se stesso di riflettere sulla sua interiorità per capire quale possa essere il rimedio appropriato.

Fa un excursus sulla sua infanzia, narra anche di Gesù in maniera molto giocosa, strappando inevitabilmente risate piene al pubblico. Interroga le sue troppe personalità in lotta tra loro e questo mette in evidenza l’abilità scattante dell’attore di attraversare stati emotivi differenti, di passare da un sè ad un altro sè.

Ma chi è il Signor A e perché colleziona tante contraddizioni e paure? Altro non è che un concentrato di tutte le inquietudini che angosciano la nostra società e che non permettono di vivere un’esistenza libera; si fa portavoce della crisi esistenziale e delle nevrosi che vivono, chi più chi meno, gli uomini d’oggi.

La sua è una non-storia proprio perchè procede per via di negazione. Egli prova gradualmente ad eliminare da sè turbamenti, illusioni, pensieri contorti per arrivare a  cogliere l’essenza pura che sta alla base di ogni esistenza. Tante le analisi e digressioni, infine decide di affrontare la vita solo dopo aver affrontato la morte, o meglio, solo dopo essersi riappacificato con quel senso di finito che tanto lo turba.

Il pubblico sorride, ride e riflette. Si identifica con il protagonista tanto affannato nel trovare se stesso, il quale aspira a liberarsi dalle sue debolezze più insite e raggiungere la catarsi.

Una piccola presa di coscienza lenta e quasi dolorosa quella del Signor A, che inizia a dare un senso al suo viaggio interiore approcciandosi all’idea della morte con naturalezza, concludendo che “Se non c’è la morte, non c’è neanche la vita!” quindi se non si accetta l’idea della fine, impossibile è accettare e apprezzare l’inizio e il corso di ogni cosa.

Probabilmente l’angoscia che gorgoglia nell’animo umano nasce da un desiderio, conscio o inconscio, di eternità, tradito da una natura che sulla terra, per volere di un Dio o di un meccanismo sconosciuto, ha invece un principio ed una conclusione. Per tali aspettative accettare la realtà, se stessi, è una gran fatica! Questo  ci vuol dire tra le righe il Signor A.

E’ un teatro-canzone alla Gaber quello di Bergallo, risalire a lui è istintivo. Si percepiscono infatti l’influenza, la lezione, il pensiero, la genialità e le consapevolezze che il grande Signor G ci ha saputo trasmettere tramite la sua arte.

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Autore

Claudia Pezzimenti

Laureata in Lettere, Studentessa in Organizzazione e Marketing per la Comunicazione di'Impresa (LM), «Mi piace Scrivere (d'Arte) e valorizzare la Bellezza che riescono a cogliere i miei sensi, Ri-dare nome alle "cose"»

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