Intervista con la band: Movimento

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Band: Movimento

Componenti:
Andrea Barboni – Voce e Chitarra
Francesco Bizzarri – Basso
Simone Pifferi – Batteria
Giacomo Pomi – Synth e basi

EP: Stato di Insicurezza

Info: 

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Fauno Lami – Cosa vi ha spinto a creare un gruppo? Che messaggio vorreste trasmettere alle persone?

Movimento – La cosa che da subito ci ha spinto a creare un gruppo è stata le necessità, ma soprattutto, la voglia di comunicare. Crediamo che a vent’anni tutti abbiano bisogno di far sentire la propria voce e quando ti rendi conto che la tua voce è troppo debole per poter essere ascoltata, decidi di iniziare ad urlare. I messaggi che cerchiamo di comunicare non sono estremamente ambiziosi. Ci interessa far riflettere sulle vicissitudini quotidiane, raccontare la realtà di tutti i giorni attraverso l’esperienza di personaggi più o meno immaginari, rimanendo convinti del fatto che ogni esperienza, vissuta o raccontata, lascia dietro di se un insegnamento da dover cogliere ma soprattutto da dover capire.

F. L. – Il vostro ultimo EP si chiama “Stato di Insicurezza” a cosa è dovuta questa insicurezza così diffusa nella società e voi come la gestite?

 M. – A nostro parere l’insicurezza che ormai è dilagata tra le giovani generazioni dipende da una mancanza di punti di riferimento. Viviamo in una società in cui gli esempi da seguire si rinnovano giorno per giorno senza lasciare a nessuno il tempo di riflettere, causando così una “confusione” culturale ed intellettuale di dimensioni non trascurabili. Ai giovani manca la possibilità di sentirsi rappresentati, manca il coraggio di parlare essendo prontamente giudicati, ai giovani manca il senso di responsabilità che dovrebbe alimentare ogni cambiamento. Noi fortunatamente abbiamo imparato sulle nostre spalle che ogni piccolo obiettivo da raggiungere significa sacrificio, tale consapevolezza ci spinge a fare tutto ciò che riteniamo possibile per ottenerlo, in questo modo combattiamo l’insicurezza di un possibile risultato negativo con la convinzione di aver usato tutte le nostre energie. Insomma, per combattere l’insicurezza basta saper vivere senza rimpianti.

F. L. – Cosa ne pensate dell’attenzione che viene data oggi ai gruppi emergenti, da parte della critica musicale? Chi ha bisogno di farsi conoscere viene aiutato o ignorato?

M. – Il dibattito riguardo ai gruppi emergenti sembra ormai sempre così ripetitivo da apparire inutile. Si parla continuamente di quanto la situazione intorno alla musica emergente sia grave, ma purtroppo la realtà musicale italiana sembra ignorare totalmente le piccole realtà sconosciute. Chi ha bisogno di aiuto è assolutamente ignorato, a volte addirittura “usato” per scopi non molto nobili. Il mondo della discografia italiana è ormai sommerso dalla “musica per tutti” dove solamente i BIG riescono ad avere un buon mercato. In questo modo la gente non viene minimamente spinta all’ascolto di nuova musica, pian piano si sta frantumando ogni piccolo brandello di curiosità, i fruitori di musica si abitueranno a ricevere direttamente la musica nelle proprie orecchie senza mai sperimentare qualcosa di nuovo. Non tutto però è così marcio, forse c’è ancora qualcuno che crede nella “ nuova musica italiana”, e questa intervista ne è la prova.

F. L. – Che opinione avete sul mondo della musica rock italiana (passato, presente e futuro)?

M. – Sembra un assurdo, ma in Italia il presente vive di musica del passato. Siamo ancora dipendenti da “artisti” che in qualsiasi altro Paese sarebbero definiti vecchi, mentre da noi rappresentano il top del mercato discografico. Forse l’unico modo per credere veramente nel futuro è quello di iniziare a scriverselo da soli, convincendosi che qualcosa prima o poi cambierà, e se non cambierà potremmo dire di esserci divertiti un bel po’.

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Autore

Redazione

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